Il 14 ottobre 2001 il Gran Premio del Giappone segnava la fine di un’epoca: l’ultimo ballo di due tra i piloti più amati di sempre.
Nell’ormai lontano 14 ottobre 2001, sul circuito di Suzuka, si correva l’ultimo atto di una stagione già segnata dal dominio di Michael Schumacher. Ma per i tifosi di lunga data, quel giorno rappresenta ben altro che una singola data sul grande calendario della Formula 1: fu infatti l’addio di due protagonisti assoluti della Formula 1 moderna, Mika Häkkinen e Jean Alesi.
Hakkinen, due titoli e la “pausa” dalla F1
Il finlandese, due volte campione del mondo con la McLaren (1998 e 1999), salutava il Circus dopo dieci anni di carriera e 20 vittorie, scegliendo di “prendersi una pausa” che in realtà si sarebbe trasformata in un ritiro definitivo (ma solo dalla Formula 1, dato che il vero addio alle corse avvenne il 25 agosto 2019).
A Suzuka, Häkkinen chiuse al quarto posto, ma il suo sorriso e l’abbraccio con Schumacher al termine della gara restano tra le immagini più iconiche di quegli anni: “Ho bisogno di respirare, di passare più tempo con la mia famiglia,” disse allora, lasciando chiaramente un enorme vuoto nel cuore dei tifosi McLaren e di tutta la parte più nostalgica della F1.
Alesi, la sfortuna nel romanticismo del francese
Accanto a lui, un altro beniamino del pubblico correva la sua ultima gara: Jean Alesi, pilota francese dal talento puro e dal carisma inconfondibile. Dopo 201 Gran Premi, una sola vittoria (Montreal 1995 con la Ferrari) ma un’infinità di momenti emozionanti, Alesi chiudeva la sua avventura in Formula 1 con la Jordan, ricevendo il tributo di colleghi e fan per la sua passione e il suo stile di guida aggressivo, istintivo… romantico.
Il Gran Premio del Giappone 2001, per la cronaca vinto da Schumacher davanti a Montoya e Coulthard, segnò dunque la fine di un’epoca fatta di piloti dal volto umano, capaci di unire talento e personalità in un mix ormai raro nel mondo iper-professionale della F1 moderna.
Ed a 24 anni di distanza, Häkkinen e Alesi restano due simboli intramontabili, non solo per i loro risultati ma per l’impatto che hanno avuto sul pubblico: due uomini diversi, ma uniti da una stessa autenticità così pura e… vera.
Foto: F1