Un po’ di storia pre-Abu Dhabi: se Verstappen sarà campione… alcune rimonte mondiali leggendarie

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Scritto da Marco Orazi

2 Dicembre 2025

Nella settimana decisiva del Mondiale 2025, con il titolo ancora in bilico, ripercorriamo le rimonte più clamorose della storia della Formula 1 – una lista alla quale potrebbe aggiungersi anche l’impresa di Max Verstappen se riuscirà a conquistare il campionato.

Tra pochi giorni il Mondiale di Formula 1 si deciderà negli Emirati Arabi, con un finale al cardiopalma come non se ne vedeva dal vero e proprio film del 2021 che tutti ancora ricordiamo e che ancora fa discutere. Quattro anni dopo, il menù dello spettacolo è ulteriormente arricchito: i contendenti al titolo sono tre e, soprattutto, l’apparente ‘intruso’ tra le due McLaren, Max Verstappen, arriva all’ultimo appuntamento con un recupero che appena nove gare fa sarebbe stato impensabile.

Un po' di storia pre-Abu Dhabi: se Verstappen sarà campione... alcune rimonte mondiali leggendarie
Un po’ di storia pre-Abu Dhabi: se Verstappen sarà campione… alcune rimonte mondiali leggendarie

Si giunge così a un epilogo che, per i valori in pista mostrati durante l’anno, era impronosticabile, soprattutto considerando la prima parte di stagione dominata da Oscar Piastri, che sembrava aver indirizzato il titolo verso l’australiano già in estate e che, dopo Zandvoort, aveva accumulato un vantaggio di punti (104) apparso per tutti pressochè definitivo — quantomeno nei confronti di Verstappen.

Quello che potrebbe accadere domenica sarebbe il coronamento di una rincorsa clamorosa, destinata a entrare di diritto tra le rimonte mondiali più incredibili nella storia della Formula 1. Di seguito ci avviciniamo al weekend con il fiato sospeso, ripercorrendo alcuni finali di stagione che hanno consegnato titoli inaspettati, frutto di recuperi di punti al limite dell’incredibile.

5) 1976 – James Hunt vs Niki Lauda

Il 1976 si aprì con tutti i favori del pronostico rivolti alla Ferrari e al campione in carica Niki Lauda, che confermò subito la forza della Rossa dominando la prima parte di stagione: quattro vittorie nelle prime sei gare e due podi nei restanti appuntamenti costruirono un vantaggio che sembrava già insormontabile. Lo sfidante più credibile si rivelò il britannico James Hunt, appena approdato in McLaren, capace di alternare lampi di velocità purissima — come le controverse vittorie in Spagna e a Silverstone — a problemi di costanza e affidabilità.

Prima del turning point della stagione, il drammatico incidente del Nürburgring che coinvolse il leader del mondiale, Lauda comandava con 52 punti contro i 26 di Hunt. Dopo soli 42 giorni di assenza, l’austriaco tornò incredibilmente in pista a Monza, dove chiuse quarto, mentre l’inglese approfittò del suo stop forzato per conquistare tre successi che riaprirono del tutto la lotta al titolo, portandola all’ultimo appuntamento in Giappone.

A Fuji si arrivò con Lauda ancora al comando (68 a 65), ma profondamente provato e chiamato a fare i conti anche con la propria tenuta fisica, un fattore che si rivelò decisivo: sotto una pioggia battente e ritenendo troppo alto il rischio dopo l’incidente del Nürburgring, l’austriaco decise di ritirarsi dopo pochi giri. Hunt invece proseguì e, al termine di una gara complicatissima in cui una foratura sembrò comprometterne le chances, riuscì a rimontare fino al terzo posto, ottenendo i punti necessari per superare Lauda e laurearsi campione del mondo per la prima e unica volta in carriera.

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4) 1984 – Niki Lauda vs Alain Prost

Maestro e allievo, veterano contro giovane prodigio, esperienza contro talento grezzo: questo fu il leitmotiv della stagione 1984, segnata dal dominio assoluto della McLaren-TAG Porsche MP4/2 e da una contesa interna tra un trentacinquenne Niki Lauda e un emergente Alain Prost. Il francese, formidabile per ritmo in qualifica e velocità in gara, iniziò il campionato imponendo subito la propria legge, vincendo tre dei primi cinque Gran Premi e orientando con decisione la corsa al titolo.

A metà stagione il suo vantaggio su Lauda raggiunse i 15 punti, un margine considerevole in un’epoca in cui la vittoria ne assegnava soltanto nove e il calendario era molto più breve rispetto a quello attuale. Il ruolo del veterano viennese sembrava destinato a essere quello del semplice inseguitore, ma col passare delle gare l’esperienza prese il sopravvento: Lauda costruì una serie impressionante di risultati, senza ritiri, senza errori, sempre a punti, mentre Prost incappava in qualche passaggio a vuoto.

Malgrado il minor numero di vittorie rispetto al compagno di squadra, questa costanza permise a Lauda di presentarsi all’ultimo appuntamento di Estoril con un distacco ridotto a 5 punti e mezzo e con il mondiale ancora alla portata. In Portogallo i due interpretarono l’ennesimo capitolo del loro duello secondo il copione ormai noto: Prost dominatore della corsa e Lauda, con pazienza e lucidità, autore di una rimonta perfetta fino al secondo posto dopo una qualifica complicata. Un piazzamento chirurgico che gli garantì i punti necessari per superare il francese e conquistare il titolo mondiale per appena mezzo punto.

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3) 1988 – Ayrton Senna vs Alain Prost

Il 1988 fu un’altra stagione dominata dall’invincibile McLaren motorizzata Honda, la vettura che segnò l’inizio della leggenda di Ayrton Senna e alimentò la rivalità con il compagno di squadra Alain Prost. Fin dall’inizio emerse chiaramente che il campionato sarebbe stato una sfida a due: da un lato la regolarità e l’efficacia del “Professore”, dall’altro i lampi di velocità pura di Senna, che però nella prima parte del mondiale alternò prestazioni eccezionali a momenti sfortunati nei quali raccolse meno del previsto.

A metà stagione, però, il pilota di San Paolo cambia marcia: diventa un martello, inanellando quattro vittorie in cinque gare e rivelandosi praticamente imbattibile in qualifica. Questa serie di risultati gli permette di ridurre drasticamente il distacco da Prost, portandosi a ridosso del francese nonostante la maggiore continuità di quest’ultimo.

Si arriva così al decisivo appuntamento di Suzuka, in Giappone. Senna è in piena rimonta e sa che un grande risultato può consegnargli il titolo mondiale. La sua gara entrerà di diritto nella storia: partito dalla pole, rimane quasi fermo allo start e scivola fino alla quattordicesima posizione. Sul bagnato leggero, però, inizia una rimonta furiosa, recuperando avversari uno dopo l’altro fino a raggiungere Prost e superarlo senza esitazioni.

Con una prestazione straordinaria, Senna va a vincere il Gran Premio del Giappone e conquista il suo primo titolo iridato, superando l’esperienza e la costanza dell’asso francese e consacrandosi come nuova stella assoluta della Formula 1.

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4) 2003 – Michael Schumacher vs Kimi Räikkönen vs Montoya

Il 2003 fu una delle stagioni più combattute dell’era Schumacher, e di importanza storica perché consegnò al “Kaiser” il suo sesto titolo mondiale, un traguardo mai raggiunto prima che gli permise di superare il record di Fangio, fermo a quota cinque iridi.

Il campionato iniziò in salita per la Ferrari: la nuova monoposto non era ancora pronta e gli avversari, in particolare il giovane talento della McLaren Kimi Räikkönen, approfittarono della situazione. Dopo poche gare il finlandese sembrava addirittura in grado di prendere il largo in classifica, mentre Schumacher faticava a trovare ritmo e continuità.

La stagione cambiò volto con il debutto della F2003-GA, il vero progetto Ferrari per quell’anno. Con la nuova vettura il campione tedesco ritrovò competitività e fiducia, ottenendo due vittorie immediate e riaprendo una lotta mondiale che, come accadde in anni successivi, si trasformò in un triangolo perfetto tra Schumacher, Räikkönen e Montoya. Il colombiano della Williams-BMW, insieme al finlandese, mise infatti duramente alla prova la supremazia del campione in carica.

Nella fase centrale del mondiale, Schumacher alternò vittorie autorevoli a gare più difficili, mantenendo comunque il contatto con i rivali. Il momento decisivo arrivò però tra Monza e Indianapolis, dove il tedesco sfoderò due prestazioni impeccabili che gli restituirono la leadership della classifica.

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Si arrivò così al gran finale di Suzuka, con il titolo ancora in bilico. Schumacher, pur vivendo una corsa complicata, riuscì a portare a casa i punti necessari: Räikkönen chiuse secondo, ma non bastò per sorpassarlo in classifica. Con un margine di soli due punti, dopo un avvio che sembrava aver già compromesso tutto, Schumacher conquistò il suo sesto, leggendario mondiale.

5) 1981 – Nelson Piquet vs Carlos Reutmann

Il 1981 fu segnato dal dualismo tra Williams e Brabham e dall’ascesa del talento cristallino di Nelson Piquet, che si laureò campione del mondo per la prima volta al termine di un finale al cardiopalma.

Le prime gare videro un avvio brillante dell’argentino della Williams Carlos Reutemann, vittorioso in Brasile e abile nel consolidare la leadership grazie a piazzamenti pesanti e regolari.

Dalla terza gara, però, entrò pienamente in scena la Brabham-Ford, permettendo a Piquet di costruire una rimonta quasi impronosticabile: il brasiliano vinse in Argentina, a Imola e in Germania, mentre alcuni passi falsi di Reutemann riportarono il pilota di Rio de Janeiro in piena corsa per il titolo.

Con la classifica sempre più corta, il finale di stagione si trasformò in una lotta a distanza tanto psicologica quanto sportiva: Reutemann iniziò a sentire la pressione, mentre Piquet mantenne una maggiore freddezza, trascinando la sfida fino all’ultimo appuntamento di Las Vegas, con i due separati da pochissimi punti.

Sulle strade della città del peccato, Reutemann – che dopo la pole sembrava favorito – crollò fino all’ottavo posto, mentre Piquet, pur stremato, riuscì a portare la sua Brabham al quinto posto, sufficiente per il sorpasso decisivo e per conquistare il titolo mondiale per un solo punto.

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Marco Orazi

Marco 22 anni, Parma | appassionato a 360 gradi dello sport e della narrazione sportiva, scrivo per GPK dal 2025 e per Gazzetta di Parma sempre dal 2025

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