Guerra legale ai vertici del motorsport alla vigilia delle elezioni FIA: Ben Sulayem verso la seconda presidenza, ma il giudice potrà ribaltare il risultato
La presidenza della FIA è appesa a un filo sottile. Quella che sembrava una semplice e scontata rielezione per l’attuale presidente Mohammed Ben Sulayem, rimasto l’unico candidato, si è trasformata in una vera e propria battaglia legale.
La candidata Laura Villars ha sfidato l’intero processo elettorale, ottenendo dal Tribunale di Parigi un cruciale rinvio al merito. Seppur il voto del 12 dicembre procederà regolarmente, il pronunciamento atteso a febbraio apre la porta a un potenziale annullamento dei risultati senza precedenti. La governance del motorsport mondiale è ufficialmente in bilico. Ma facciamo un passo indietro.
Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA dal 2021, aveva annunciato lo scorso settembre la sua ricandidatura per un secondo mandato. Le elezioni sono fissate per il 12 dicembre a Tashkent in Uzbekistan, durante l’Assemblea Generale FIA.
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Inizialmente, la corsa sembrava ben più affollata. In lizza c’erano l’americano Tim Mayer (ex steward F1), la svizzera Laura Villars (pilota e imprenditrice, prima donna candidata) e, successivamente, la belga Virginie Philippot (ex modella, imprenditrice e giornalista).
Lo scenario è radicalmente cambiato a fine ottobre. Mayer e Philippot si sono ritirati, scagliandosi contro la mancanza di trasparenza del processo elettorale e definendolo un’illusione democratica.
Il nodo cruciale risiede nelle rigide regole della FIA, che impongono la presentazione di una lista completa di vicepresidenti per ogni area geografica. Il blocco del Sud America si è rivelato decisivo, con la sola Fabiana Ecclestone (moglie di Bernie Ecclestone e nota sostenitrice di Ben Sulayem) risultata eleggibile, bloccando di fatto le liste degli sfidanti.
Il 20 novembre, la FIA ha confermato Ben Sulayem come unico candidato valido, preparando il terreno per un plebiscito. Ma la battaglia legale era appena iniziata.
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Già a ottobre, Laura Villars aveva intentato causa contro le regole elettorali, chiedendo la sospensione dell’intera votazione. Sebbene il tribunale di Parigi abbia scelto di far procedere regolarmente le elezioni della prossima settimana, la sentenza di ieri ha cambiato radicalmente la posta in gioco.
Attraverso un comunicato stampa inviato direttamente a noi, la candidata ha sottolineato il primo punto a favore della sua azione legale: “Il giudice non ha convalidato nessuna delle tesi della FIA”. Il tribunale, pur respingendo la richiesta d’urgenza di sospensione, ha rinviato l’esame della questione al 16 febbraio 2026, confermando che “le presunte irregolarità riguardanti l’elezione presidenziale debbano essere esaminate dai giudici che si occupano del merito”.
L’implicazione è chiara e senza precedenti nella storia della Federazione: nonostante la votazione si concluda con la probabile rielezione di Ben Sulayem, il risultato resta provvisorio e appeso a un filo.
La Villars ha comunicato che la battaglia legale è ufficialmente aperta, con conseguenze dirette sul voto: “Il caso deve essere esaminato nel merito; i risultati di questa elezione potranno essere riesaminati, contestati o annullati dal tribunale”.
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Tra le questioni che il tribunale dovrà esaminare a febbraio, spicca proprio il fulcro dello scandalo che ha portato al ritiro degli altri candidati: “La situazione senza precedenti di un unico candidato idoneo per la regione Sud America”.
La posta in gioco è, quindi, decisamente alta: “La decisione potrà, a sua volta, avere un grande impatto sulla legittimità dell’elezione e sulla futura governance della FIA”.
La candidata conclude chiarendo che il suo obiettivo è più grande della singola poltrona presidenziale, spiegando di agire per “salvaguardare la credibilità, l’equità e l’integrità dello sport motoristico internazionale“.
Il dibattito sulle presunte irregolarità inizia ora. E la data del 16 febbraio 2026 si preannuncia come il giorno decisivo per il futuro della Federazione.
Foto: Mohammed Ben Sulayem, Laura Villars su X