EDITORIALE – L’ultima gara della stagione tra addii e malinconia
Quando i fuochi d’artificio di Yas Marina esplodono nel buio della sera, trasformando l’asfalto mediorientale in un caleidoscopio di luce, il sipario non cala solo sulla stagione di Formula 1: cala su un pezzo della nostra vita.
C’è un motivo, confermato dai numeri, per cui il Gran Premio d’apertura e quello finale sono sempre i più visti. L’inizio è pura promessa, il primo giorno di scuola con il quaderno nuovo e il cuore pieno di speranza per l’anno che verrà. L’ultima gara, invece, è un ineluttabile e dolceamaro addio.
Non importa se il nostro pilota preferito ha trionfato o se la nostra squadra del cuore ha raccolto delusioni. Quando il rombo dei motori si spegne per l’ultima volta, sentiamo sempre quella stretta, quella sottile malinconia che è la firma di ogni chiusura. È la sensazione che provavamo da ragazzi ogni inizio giugno, quando la campanella suonava per un’ultima volta: un sollievo per la libertà, ma anche il dispiacere di lasciare le persone e le routine che ci hanno tenuto compagnia per mesi.
Nella vita, ci ricordiamo ogni prima volta: il primo giorno di scuola, il primo bacio, il primo sorpasso che ci ha tolto il fiato. Ma è quasi impossibile riconoscere le ultime. Spesso, non sappiamo che la risata condivisa con un amico prima che le strade si dividano è in realtà un epilogo.
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E l’ultima gara è sempre, inevitabilmente, la fiera delle ultime volte. Ieri, il Circus ha salutato i motori Renault dopo quasi mezzo secolo da protagonisti e il nome Sauber prima della trasformazione in Audi. Abbiamo assistito al commiato (forse temporaneo) a Yuki Tsunoda, a quello definitivo alla benzina classica in favore dei carburanti 100% sostenibili e ad addii tecnici importanti come quello dell’MGU-H e, soprattutto, del DRS che ci accompagnava dal 2011. Sul fronte dei team, la Red Bull ha salutato la motorizzazione Honda e Aston Martin quella Mercedes. E in questo turbinio di cambiamenti, abbiamo visto l’ultima gara con la griglia a 20 auto, prima di tornare a 22.
Tra questi addii, ce n’è uno che speriamo con tutto il cuore sia solo un “arrivederci”: quello a Carlo Vanzini. La sua voce appassionata è stata la colonna sonora di gioie e notti insonni per generazioni di tifosi italiani, il nostro ponte emozionale verso il paddock. Se la Formula 1 è un grande, entusiasmante, estenuante anno scolastico, Vanzini è il professore che ha reso le lezioni indimenticabili.
Quindi, mentre a Yas Marina le luci si spengono e i motorhome vengono smontati, noi tifosi ci ritroviamo come il giorno dopo l’ultimo esame: un po’ orfani, un po’ stanchi, ma già con la voglia insopprimibile di ricominciare. L’appuntamento è fissato: al prossimo primo giorno di scuola. Ma per ora, grazie per le emozioni. E Forza, Carlo.
Foto: Formula 1 su X, Scuderia Ferrari Multimedia, Aston Martin Aramco F1 Team su X