Lamborghini distrutta verdetto

Dramma Lamborghini, è finita malissimo: danno ultra-milionario

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11 Dicembre 2025

Non poteva finire in un modo peggiore, questa avventura firmata Lamborghini. I giudici hanno deciso così e non c’è più nulla che il diretto interessato possa fare.

La controversia legale intorno ad un importante tassello del mondo Lamborghini si è conclusa con una sentenza che ha lasciato sorpresi molti osservatori del settore digitale e automobilistico. Un investitore statunitense, che aveva acquistato il famoso progetto legato alla casa italiana nel 2018, ha tentato di rivenderlo a Lamborghini per la cifra record di 75 milioni di dollari, ma la giustizia ha stabilito che il dominio dovesse essere trasferito gratuitamente alla celebre casa automobilistica italiana.

Andiamo però con ordine; l’acquisto del dominio Lambo.com avvenne nel 2018 per soli 10.000 dollari da parte di un investitore dell’Arizona, noto per operazioni di compravendita di domini internet. L’uomo non sviluppò mai un sito web attivo ma limitò l’indirizzo a una pagina parcheggiata che indicava la disponibilità del dominio. L’obiettivo era chiaro: monetizzare il nome attraverso una rivendita a prezzo elevatissimo.

Nel corso di pochi anni, la richiesta economica per Lambo.com salì vertiginosamente: da 1,1 milioni di dollari nel 2019 si passò a 12 milioni nel 2021, fino a raggiungere il picco di 75 milioni nel settembre 2023. Questo incremento rappresenta un ricarico di circa il 750.000% rispetto al prezzo iniziale, una cifra che avrebbe dovuto segnare un successo clamoroso per l’investitore.

La casa italiana si è opposta duramente 

La casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese non rimase inerte di fronte a questa richiesta sproporzionata. Nel 2022, Lamborghini presentò un reclamo all’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (OMPI), sostenendo che il dominio in questione creava un’asserita confusione con il marchio registrato LAMBORGHINI, e che l’attuale proprietario stava tentando di sfruttarne il nome per fini speculativi.

L’OMPI accolse il reclamo, definendo il comportamento dell’investitore come “in malafede” e ordinando il trasferimento gratuito del dominio alla casa automobilistica. Questa decisione sottolinea l’importanza della tutela del marchio e il rigore con cui le autorità internazionali trattano casi di cybersquatting, pratica di acquistare domini simili a marchi noti per poi rivenderli a prezzi esorbitanti.

Verdetto del giudice
Lambo.com, cosa ne pensava il giudice – www.Gpkingdom.it

Non soddisfatto del verdetto, l’investitore intentò una causa legale contro Lamborghini, ma il tribunale confermò la sentenza dell’OMPI. Il giudice stabilì che l’uomo non possedeva alcun diritto sul marchio “Lambo” e che non aveva mai utilizzato il dominio in modo legittimo, confermando così la natura speculativa della sua attività.

Nel corso delle indagini emerse inoltre che l’ex proprietario aveva pubblicato messaggi aggressivi su forum online, accusando Lamborghini di “furto” e minacciando azioni per “difendere, sconfiggere e umiliare” la casa automobilistica. Questi elementi hanno ulteriormente compromesso la sua posizione, evidenziando un atteggiamento poco professionale e contrario alle norme di buona fede commerciale. Alla fine, l’investitore ha perso non solo il dominio ma anche le spese legali connesse alla controversia, un danno economico che si aggiunge alla perdita dell’investimento iniziale. L’episodio rappresenta un monito per chi intende speculare sui marchi di prestigio senza un uso legittimo e sottolinea la crescente attenzione delle aziende a proteggere la propria identità digitale nell’era dell’economia online.

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