Dopo le dichiarazioni contro i piloti Ferrari, ora John Elkann è nuovamente sulla bocca di tutti: la situazione è bollente
No, probabilmente non è il miglior periodo della vita imprenditoriale di John Elkann. Dopo la bufera causata dalle parole utilizzate contro Charles Leclerc e Lewis Hamilton, Elkann ha comunicato di voler cedere il gruppo editoriale Gedi, che comprende testate storiche come La Stampa, La Repubblica, Huffington Post e Radio Deejay.
Un vero e proprio pericolo per chi ci lavora, così come un rischio per marchi storici italiani: d’improvviso si è infiammato il dibattito tra istituzioni, partiti politici e giornalisti, con le redazioni, già in assemblea permanente, hanno espresso preoccupazione per il futuro occupazionale e per l’indipendenza editoriale, con addirittura il governo italiano già pronto ad intervenire.
La mobilitazione istituzionale: le parole
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, ha convocato i vertici di Gedi e il Comitato di Redazione de La Stampa per ricevere chiarimenti sulla cessione voluta da Elkann. I principali partiti, dal Pd ad Azione, hanno chiesto garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro e sul pluralismo dell’informazione.
Oggi il giornale La Stampa non è uscito in segno di protesta, mentre domani La Repubblica sarà in sciopero: due pilastri dell’informazione italiana ora improvvisamente in bilico, con grande rischio per i posti di lavoro e, soprattutto, un vero e proprio danno morale di dimensioni gigantesche all’Italia ed alla sua informazione.
Francesco Boccia (Pd) ha dichiarato: “La cessione a un soggetto straniero senza garanzie su occupazione, solidità industriale e identità editoriale è inaccettabile. È in gioco un patrimonio della democrazia italiana”.
Elly Schlein ha aggiunto: “Non possiamo restare in silenzio di fronte al rischio di smantellamento di testate storiche, con effetti diretti sul pluralismo e la qualità dell’informazione”.
La ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha definito la situazione “un momento complesso e difficile per i lavoratori”, chiedendo trasparenza e tutela occupazionale.
Il più fuorioso di tutti è però Carlo Calenda, leader di Azione, il quale ha tuonato: “Elkann è riuscito a distruggere in una generazone ciò che era stato costruito in 125 anni con un robusto contributo dello Stato italiano. Mancano Juve e Ferrari, ma è abbastanza a buon punto anche lì…”
Il Governo chiamato ad intervenire: Golden Power attivato?
La cessione del gruppo Gedi, se confermata, rappresenterebbe un cambiamento radicale nel panorama mediatico italiano, con potenziali ripercussioni su giornalismo, pluralismo e controllo editoriale: le preoccupazioni riguardano anche eventuali operazioni di “spezzatino” dei principali asset, che potrebbero compromettere la continuità delle testate e la tutela dei lavoratori.
Tutto ciò potrebbe però essere fermato se il governo italiano decidesse di esercitare il cosiddetto “Golden Power”, ovvero quel potere che permette di tutelare beni strategici di interesse nazionale.
La situazione però è appesa ad un filo: e John Elkann, ancora una volta, si trova al centro di una bufera che sembra essere soltanto agli inizi.