L’uomo della pioggia, sulle orme di Senna, diventato dio della Formula Uno. Una delle sfide che ha fatto la storia del motorsport.
21 luglio 2018. Sole cocente, Hockenheim, Germania meridionale.
20 piloti, 18 fanno da contorno. Sono solo due i protagonisti. Sebastian Vettel e Lewis Hamilton.
Il primo, padrone di casa, arriva forte, fortissimo di una vittoria devastante per il morale dell’avversario. Vincere in Gran Bretagna, a Silverstone, pochi chilometri da Stevenage, il luogo di nascita del suo avversario Lewis Hamilton ha minato la fiducia dell’inglese.
Il secondo, per la prima volta da 4 anni si trova a lottare con un avversario che non è il suo compagno di squadra, contro un’altra scuderia, che si dimostra testardamente difficile da battere.
Per la prima volta si trova a dover inseguire in classifica un avversario diverso dal suo compagno di squadra.
In posizione di svantaggio, distingue il suo avversario solo perché ha la tuta rossa. Troppo distante per poterlo vedere bene da vederne il viso rilassato, il viso di chi parte in Pole Position.
È la storia della F1, i grandi duelli tra due campioni, per scrivere pagine di storia.
Un passo indietro…
20 luglio 2018, se guardi il cielo al mattino non riesci a vedere il sole, ci sono troppe nuvole grigie.
Eppure, le nuvole si diradano e alle 3 bisogna correre, ci sono le qualifiche. Non ci sarà la pioggia.
Ore 15.17, Hamilton parte per il suo ultimo giro veloce della Q1, già abbondantemente qualificato arriva sul cordolo di curva 1 ma esagera, la sua Mercedes si appoggia completamente sul cordolo. Un rumore sordo, qualcosa di rotto. Le componenti idrauliche della Mercedes di Hamilton sono fuori uso. Lewis rallenta, spera di riportare l’auto ai box ma non ci riesce. Il cambio è andato. Manca ancora molto al Q2, l’auto è ferma al Motodrom, non si muove, Lewis scende dall’auto e spinge la Mercedes, come Mansell a Dallas, ma si innesta l’antistallo. La Mercedes è ferma, la qualifica di Lewis è finita. Quattordicesimo, Sebastian Vettel si prenderà la pole position.
“E domani? Su questa pista è impossibile rimontare, farò quello che posso”.
La classifica è terribile, Sebastian ha 8 punti di vantaggio su Lewis e parte in pole, sa che potrebbe arrivare ad averne 15 o 20 di vantaggio a fine gara. Ma solo se va tutto secondo i piani.
21 luglio 2018, ore 14.50. Se guardi il cielo c’è il sole ma le nuvole sono lì, oltre il bosco, oltre la foresta e stanno scendendo dalle montagne. Il pericolo c’è, non si può sottovalutare.
Ore 15.02, suona l’inno tedesco. Ci sono tutti i piloti, Lewis e Sebastian si guarderanno da vicino per l’ultima volta prima della partenza, perché poi saranno troppo lontani.
Ore 15.12, parte il gran premio, la partenza di Seb è buona, così come quella di Lewis, che è già undicesimo. Ci sono altre 10 auto da superare, c’è molta distanza per arrivare a Seb.
Ore 15.29, Hamilton passa Magnussen. Ha passato tutti “gli altri”, ora comincia la gara vera.
Il cielo tedesco lentamente cambia colore e da azzurro inizia a farsi leggermente più grigio.
Arrivano le nuvole.
Vettel intanto fatica, dopo il suo pit stop, a liberarsi del suo compagno di squadra Raikkonen.
Subito dietro di lui c’è Hamilton, a 4 secondi, che non si è ancora fermato e vede il suo avversario.
Lewis non vorrebbe mai fermarsi, a costo di arrivare sui cerchi vorrebbe averlo lì, a portata di mano, per provare ad attaccarlo.
Ore 15.57, la pioggia sta arrivando. Il cielo ora è tutto grigio e non si vede più il sole.
Pioverà tra 15 minuti, dicono a Seb. Forse anche prima.
Lewis lo sa e sa che se dovesse piovere sarebbe molto vicino a Seb, ma le sue gomme non ce la fanno più, deve fermarsi proprio quando comincia a piovere, anche se piove maledettamente poco.
Ore 16.08, Lewis si ferma. 25 secondi dietro Seb. Una follia, sembrerebbe, montare le gomme da asciutto, anche se morbide e nuove, quando sta per piovere.
Il filo sottile che passa tra la follia e la grandezza deve aver suscitato qualcosa nel cielo, vicino al dio della Formula Uno, che parla alle nuvole e le ferma in un punto soltanto. Il giro dopo, comincia a piovere, ma piove solo in curva 5, il tornante Splitzkehre.
La pista si raffredda, tutti i piloti davanti a Hamilton hanno gomma media. La gomma media si raffredda, non lavora bene, perde grip. Qualcuno si gira, non tutti riescono a tenere la macchina.
Perdono tutti grip, perdono tutti velocità, perdono tutti fiducia.
Tutti, tranne Lewis. Indiavolato, è un demonio, sembra che la pioggia sul tracciato per lui non esista, le gomme funzionano, sono calde, ha grip. Ha il piede. Ha fame.
Lewis sa che può essere la sua ultima occasione, ma non ci pensa troppo, è troppo concentrato sulla guida, non c’è altro nella sua mente se non la cambiata per la curva successiva.
Lewis si gioca il tutto per tutto, l’uomo della pioggia guadagna 4 secondi al giro sui suoi inseguitori che devono pensare anche ai doppiati.
La pioggia è arrivata ma nessuno si ferma, sono tutti in pista.
Ore 16.14, Verstappen si ferma per mettere le gomme da bagnato, ma la mossa non paga, non è ancora così bagnato.
I piloti diventano marinai, remano per tenere la prua dritta sulle onde che arrivano.
Ore 16.19, Bottas e Raikkonen addirittura lottano per la posizione in queste condizioni critiche, ma la loro lotta feroce perderà di interesse in un secondo.
Sebastian Vettel, dominatore fino a quel momento della gara, pensa a quello che sia giusto fare, si domanda se fermarsi o meno. Cosa farebbe Lewis? Può ancora vincere questa gara? Sta arrivando o è ancora lontano? Deve fermarsi?
Seb probabilmente si deconcentra per un istante di troppo, con la mente impegnata a pensare perde l’attimo giusto, perde l’occasione migliore. Quella che era stata la sua fortuna in Red Bull, la sua calma maniacale da freddo calcolatore, lo abbandona per un attimo ma tanto basta. La sua Ferrari ha del sottosterzo, Seb vorrebbe sterzare ma il cavallo si è imbizzarrito, ha le mani sul timone ma l’onda è troppo alta.
La corsa di Seb finisce alla Sachs-Kurve, tra la ghiaia, sotto la pioggia che adesso scende copiosa. Seb è talmente furioso che vorrebbe spezzare il volante, ma l’unica cosa spezzata che ha è la voce, con cui chiede scusa al team. La sua gara è finita, dopo quel maledetto giorno non sarà più lo stesso. “Sorry Guys.”
Safety Car, rientrano Bottas e Verstappen, non Lewis, che avrebbe corso su quelle per altri 50 giri pur di avere tra le mani la testa della corsa. Intanto, la pioggia si allontana. Si affacciano anche raggi di sole. Sembra quasi una punizione beffarda per Seb.
Alla ripartenza, viste le condizioni, la Mercedes decide di mantenere le posizioni invariate fino al traguardo. Sarà doppietta Mercedes in Germania, un miracolo.
Lewis ce l’ha fatta. “Love conquers all” dirà al traguardo a Bono.
“Still he rose”, diranno poi di lui. Si è rialzato ancora.
Sul podio poi, come nei migliori film, Lewis alza la coppa del vincitore sotto il diluvio universale. Cosa aspettarsi se non questo per il dominatore dell’acqua, per l’uomo della pioggia.
Con le braccia aperte e la testa verso il cielo, come ad accogliere la benedizione della pioggia, come ad accogliere la benedizione degli dei della Formula uno.
È un’immagine enorme, sembra davvero benedetto, sembra davvero un dio della Formula Uno.
Rain Man.
L’uomo della pioggia, sulle orme di Senna, diventato un dio della Formula Uno.
Foto: Formula 1