Dagli esordi al mondiale di Formula 1, dalla rivalità con Lauda alla scomparsa prematura: ecco la vita di James Hunt, un pilota sempre sul filo del limite
Veloce, sregolato e controverso: James Hunt è stato uno dei piloti più affascinanti nella storia della Formula 1, noto sia per le sue abilità al volante, sia per uno stile di vita che non era certo quello di un atleta moderno.
La storia di James Hunt
Nato il 29 agosto 1947 a Belmont, Surrey, in Inghilterra, Hunt trascorse un’infanzia relativamente normale, lontano dalle luci della ribalta che avrebbero in seguito caratterizzato la sua vita. Figlio di un broker di Londra, crebbe in una famiglia benestante e praticò vari sport durante la sua gioventù, tra cui il tennis e il cricket, ma fu il mondo delle corse automobilistiche a catturare la sua attenzione.
La carriera di Hunt nel motorsport iniziò relativamente tardi rispetto ad altri piloti. Infatti, “Hunt the Shunt” scoprì la sua passione per le corse automobilistiche soltanto a 18 anni, quando assistette a una gara di automobili a Brands Hatch: fu amore a prima vista per lui, tanto da decidere di renderlo il lavoro della sua vita.
Dopo un inizio difficile, caratterizzato da risorse finanziarie limitate e una mancanza di esperienza, Hunt riuscì a farsi notare nel campionato di Formula 3, dove il suo stile di guida aggressivo e la sua determinazione lo portarono a ottenere i primi successi. Ma, allo stesso tempo, è qui che nasce proprio il detto “Hunt the Shunt”, vista la sua irruenza e i numerosi incidenti in cui è coinvolto.
Nel 1973, Hunt fece il suo debutto in Formula 1 con la Hesketh Racing, una squadra non convenzionale finanziata dall’eccentrico Lord Hesketh. Nonostante la mancanza di sponsor e un approccio al motorsport più orientato al divertimento che alla competizione, la Hesketh Racing riuscì a ottenere risultati sorprendenti, soprattutto grazie alle capacità di Hunt. Da qui James inizia la sua figura a due facce: da una parte la velocità in pista da vero talento, dall’altra il suo atteggiamento disinvolto e il suo stile di vita da rockstar, il quale includeva serate nei locali più alla moda di Londra, feste sfrenate e una fama di playboy.
La leggendaria rivalità del 1976
La svolta (almeno nella carriera) di Hunt avvenne però nel 1976, anno in cui si trasferì alla McLaren dopo che la Hesketh Racing chiuse per mancanza di fondi. Fu un anno leggendario per la Formula 1: qui nasce l’epica rivalità tra Hunt e Lauda, riprodotta poi nel film “Rush”. La stagione fu un susseguirsi di colpi di scena, con Lauda che dominò la prima parte del campionato, prima di essere vittima del celebre (e purtroppo terribile) incidente al Nürburgring, in cui rischiò di perdere la vita. Nonostante le gravi ustioni e le ferite subite, Lauda tornò incredibilmente in pista solo sei settimane dopo.
Nel frattempo, Hunt aveva colto l’opportunità per recuperare terreno in classifica e, quando si arrivò all’ultima gara della stagione, il Gran Premio del Giappone a Fuji, i due piloti erano separati da pochi punti. La gara si svolse sotto una pioggia torrenziale, e dopo alcuni giri Lauda, ancora debilitato e preoccupato per le condizioni pericolose, decise di ritirarsi, ritenendo che la sua vita valesse più del titolo mondiale. Hunt, che inizialmente sembrava destinato a perdere l’occasione, riuscì a mantenere il controllo della sua vettura in condizioni estreme e concluse la gara al terzo posto, conquistando il titolo mondiale per un solo punto di vantaggio su Lauda.
La vittoria di Hunt nel campionato del mondo del 1976 lo consacrò come una delle leggende della Formula 1, ma la sua carriera ai massimi livelli fu relativamente breve. Dopo il trionfo mondiale, Hunt continuò a correre per altri tre anni, ma senza riuscire a replicare il successo ottenuto. Nel 1979, frustrato dai risultati e stanco del mondo delle corse, decise di ritirarsi a soli 31 anni.
Il ritiro e la morte prematura
Dopo il ritiro, Hunt trovò una nuova carriera come commentatore televisivo per la BBC, dove il suo stile schietto e la sua capacità di analisi lo resero nuovamente uno dei volti più amati del paddock, quasi sui livelli di celebrità pre-ritiro. Ma nonostante il suo successo professionale, la vita personale di Hunt fu segnata da pochi alti e drammatici bassi, con matrimoni falliti e problemi di salute legati a uno stile di vita eccessivo e sregolato, tanto che in molti lo ricordano come un amante dell’alcol.
James Hunt morì prematuramente il 15 giugno 1993, a soli 45 anni, a causa di un infarto. Il giorno prima della morte, Hunt chiese a Helen Dyson di sposarlo, in quello che sarebbe stato il suo terzo matrimonio dopo quelli avuti con Suzy Miller e Sarah Lomax. Con quest’ultima ebbe due figli, Tom e Freddie.
Ancora oggi, però, il pilota britannico rimane icona di genio e sregolatezza: anche grazie a “Rush” e a tutti i racconti di chi ha vissuto una figura simile nel paddock della Formula 1, oggi sono in molti a ricordare con piacere il campione del mondo 1976, in tutte le sue sfaccettature.
Foto: Formula 1