Tra Lewis Hamilton in Ferrari, l’ingaggio di Mick Schumacher e il ritorno in Formula 1, Mattia Binotto si racconta: “Mi mancavano le corse, mi mancava il concetto di squadra. Ma ho accettato di tornare soltanto perché riparto da un foglio completamente bianco. È il fascino della sfida”.
Il noto ingegnere svizzero ed ex team principal della Scuderia Ferrari si è raccontato ai microfoni del Corriere della Sera toccando vari argomenti. Mattia Binotto è tornato a far parte del Circus di Formula 1 a partire dal 1° Agosto c.a. ricomprendo i ruoli di Chief Operating e Chief Technical Officer di Audi, che rileverà l’attuale Sauber a partire dal 2026.
L’età non è stata un limite per il ritorno del 54enne di Losanna, il quale è diventato responsabile del progetto della Casa dei Quattro Anelli in Formula 1, anzi l’ingegnere ha dichiarato come la sua nuova occupazione sia il risultato di un desiderio di ripartire da un foglio bianco per ricostruire un team vincente: “Nei 18 mesi che ho passato lontano dalle corse mi è mancata la competizione, far parte di una squadra, condividere fatica, ambizioni e obiettivi. Avendo il desiderio di ripartire, l’unica sfida attraente per me era quella dell’Audi, la più ambiziosa. Non avrebbe avuto senso entrare in un team che già funziona. Qui invece posso costruire, rivivo parte del mio passato e anche per questo è affascinante”.
Parlando delle differenze tra la Scuderia Ferrari HP, ultimo incarico del paddock di Formula 1 per l’ingegnere svizzero, Mattia Binotto ha specificato come Maranello e Hinwil siano due realtà differenti, ma con tante similitudini rispetto alla Rossa del 1995: “Due realtà diverse, lo dice anche la classifica. La differenza è immensa, in tutto, dalle dimensioni agli strumenti. Però trovo tantissime similitudini con la Ferrari dei miei inizi, nel 1995. Un’azienda dove c’era tutto da costruire o ricostruire. A quei tempi oltre a riorganizzare i reparti e la metodologia, bisognava allenare le persone a vincere. Inculcare la mentalità del “non siamo qui per partecipare“”.
Guardando alle priorità del programma Audi, l’ex team principal della Rossa di Maranello ha paragonato l’inizio del progetto come la scalata di una montagna con l’obiettivo di rimanere nel Circus a lungo: “Stiamo decidendo da che versante salire, è importante stabilire un percorso. Bisogna lavorare sull’azienda stessa, sulle dimensioni, sulla cultura. Se ci confrontiamo con gli avversari abbiamo circa 400 persone in meno, dobbiamo aggiungerle per poter competere allo stesso livello: non si trovano in due giorni, e non per forza in F1. La nostra scelta è investire sui giovani”.
All’appello delle line up schierate in griglia per la prossima stagione mancherebbe solo un nome: il pilota che prenderà il sedile al fianco di Nico Hulkenberg: “Possiamo permetterci il lusso di non aver fretta, avendo tutte le altre squadre deciso la loro formazione. Due gli aspetti essenziali: da una parte l’esperienza per impostare il percorso di crescita. Dall’altra un giovane, talentuoso, che ci accompagni nel percorso fino alla vetta. Sicuramente, lo stiamo valutando (Mick Schumacher). L’ho incontrato e ci ho parlato, lo conosco da tempo avendo fatto parte della Ferrari Driver Academy. Di lui so pregi e vantaggi, è uno dei nomi che abbiamo in mente“.
Nel totonome del prossimo pilota Sauber/Audi sono stati diversi i piloti a spiccare tra i quali, i rookies Gabriel Bortoleto e Franco Colapinto, raccomandato da James Volwes, oltre agli attuali piloti Sauber, Valtteri Bottas e Guanyu Zhou; ma oltre a loro, verrebbe accostato anche quello di Mick Schumacher, tenuto d’occhio da Binotto.
“Altri team hanno impiegato anni per arrivare al vertice. Todt entra a Maranello nel 1993 e il primo titolo costruttori è del 1999. Stessa cosa per la Mercedes. Servono dai 5-7 anni, noi prevediamo di poter lottare nel 2030” ha dichiarato Binotto fiducioso sull’andamento in salita della Casa dei Quattro Anelli.
Binotto e il passato trascorso a Maranello: “Mi sento fortunato ad aver preso parte ad una storia straordinaria”
Riguardando al passato, Mattia Binotto ha ricordato gli anni passati a Maranello come un periodo molto positivo, nonostante gli errori: “Sono stati ventotto anni nei quali ho ricevuto molto. Mi sento fortunato ad aver preso parte ad una storia straordinaria, a un periodo di vittorie fantastiche alle quali ho contribuito. Se poi penso all’esperienza da team principal è stata una bellissima sfida: c’era una squadra reduce da anni difficili che aveva bisogno di essere rilanciata. Dovevamo ricostruire le basi per un’organizzazione solida puntando anche sui giovani talenti”.
“Da quando ero bambino tifavo per la Ferrari. A casa ho ancora tante foto e oggetti, il passato non si cancella. Poi ci sono le scelte professionali, le cose devono restare distinte. Oggi sono comunque felice quando vedo la Rossa vincere, sono contento soprattutto per quella squadra che conosco a fondo e alla quale credo di aver dato un contributo” ha continuato l’ex Ferrari, il quale sembrerebbe ancora avere a cuore il Cavallino Rampante, sottolineando come la vita privata e quella professionale debbano rimanere distinte.
Argomento di discussione dell’intervista con il Corriere della Sera è stato anche la Ferrari di Fred Vasseur, attualmente in terza posizione nel Mondiale Costruttori con 441 punti. L’ingegnere di Losanna ha elogiato il savoir faire dell’attuale team principal della Scuderia di Maranello, il quale sembrerebbe aver continuato secondo le orme lasciate da Binotto: “Fred ha saputo proseguire il progetto all’insegna della continuità, non ha rivoluzionato un’organizzazione strutturata e funzionale. Ha fatto anche scelte sue, ma lo ripeto: se la Ferrari vince sono contento perché conosco il team e so quanta fatica è stata spesa per portarlo a un certo livello“.
Sulla scelta di Vasseur di portare il sette volte campione del mondo, Lewis Hamilton, a Maranello, Mattia Binotto si è trovato in una posizione contraria, condividendo però la decisione del pilota inglese. Il motivo? Secondo, il capo del progetto Audi, “la Ferrari aveva puntato su altri piloti e, se il talento è Leclerc, è lui che in qualche modo credo vada accompagnato all’obiettivo”.
Foto: Formula 1, X.com