I retroscena della Formula 1 dall’altro lato dello schermo: la nostra intervista con Tomas Mendini
La Formula 1 non è solo velocità e spettacolo in pista: dietro ogni gara c’è un racconto che prende forma grazie al montaggio video. Tomas Mendini, video editor di Sky Sport F1, ci svela come ogni immagine, suono e dettaglio venga trasformato in una narrazione emozionante per milioni di spettatori.
Ciao, Tomas. Grazie della disponibilità. Innanzitutto, come funziona la preparazione di un weekend di gara di Formula 1 dal punto di vista del montaggio?
“Il lavoro sostanzialmente consiste nel realizzare contributi che verranno mandati in onda durante il pre gara o il post gara.
Questi contributi possono essere di vario genere: interviste, servizi, clip riassuntive o clip di colore. Comunque sia, dovranno essere al servizio delle tematiche che verranno affrontate durante la trasmissione”.
“Quindi, tornando alla domanda, il weekend parte da una lista di contributi da realizzare. A quel punto, ad ogni montatore viene assegnato uno di questi contributi e assieme al programmista, al giornalista o al coordinatore si ragiona su come realizzarlo, quali contenuti esaltare e che sapore dare. Dopodiché ci si mette al lavoro”.
Quali sono gli aspetti più impegnativi del montaggio di una gara? Ci sono momenti di forte pressione?
“L’aspetto sicuramente più impegnativo a cui far fronte è la costante lotta contro il tempo. Spesso ce n’è poco a disposizione per la lavorazione del contributo. In secondo luogo, c’è la ricerca del materiale più idoneo per realizzare il servizio, all’interno dell’enorme quantità di materiale a disposizione”.
“Ci si trova spesso a cercare per ore determinati episodi o determinate immagini che sono fondamentali per raccontare la storia che si intende raccontare. Ad ogni modo la pressione è sempre data dal tempo. Come spesso si dice: un contributo non è chiuso perché è finito, ma è chiuso perché deve andare in onda”.
Quanto tempo richiede di solito il montaggio di un evento di F1 e come gestisci eventuali imprevisti?
“Dipende un po’ dal tipo di contributo che si deve realizzare e dalla sua durata. Alcuni possono richiedere poche ore, altri giorni se non addirittura settimane“.
“Gli imprevisti si gestiscono facendo appello alla propria velocità di esecuzione. Spesso capita di dover modificare dei servizi a pochi minuti dalla messa in onda, perché le cose sul campo di gioco sono andate diversamente da come ci si aspettava. In quel caso bisogna agire rapidamente, altrimenti si rischia di mandare in onda un contributo vecchio o addirittura di farlo saltare. In alcuni casi si realizzano contributi in più versioni, poi, a seconda di come vanno le cose, all’ultimo minuto si decide quale delle due versioni mandare in onda”.
C’è stato un evento particolare, dietro le quinte, che ricordi come una sfida intensa o che ti ha lasciato qualcosa di speciale?
“Qualche anno fa abbiamo realizzato a più mani uno speciale di lunga durata che ripercorreva un’intera stagione di F1. Fu una bella sfida, perché i tempi erano relativamente stretti e la parte di ricerca decisamente impegnativa. Quel progetto, considerando la durata di quasi un’ora, ci diede la possibilità di concentrarci su aspetti narrativi che spesso non si ha il tempo di affrontare in contributi più brevi e questo fu molto entusiasmante”.
“In casi come questo, dove c’è l’intervento di più montatori, capita di dover lavorare solo ad una parte del documentario (magari la parte iniziale) mentre un altro montatore nel frattempo si occupa della parte centrale e un altro ancora di quella finale. È un magnifico lavoro di squadra che richiede organizzazione, sinergia e condivisione di opinioni.
La sera prima della messa in onda ci trovammo tutti in una sala di montaggio a mezzanotte passata e lo guardammo assieme, assemblato per intero, per la prima volta. Fu divertente”.
Come si fa a raccontare una gara di F1 in modo che sia sempre emozionante per il pubblico?
“Nello stesso modo in cui si cerca di rendere emozionante una qualsiasi storia. Esaltando la suspence, gli aspetti drammatici e quelli gloriosi. La parte emotiva è decisamente più interessante che non la parte tecnica. Quindi il segreto sta nel fare emergere quegli aspetti universalmente condivisi dell’animo umano, quelli che ti fanno comprendere lo spirito dell’atleta e la sua sfida”.
Hai delle scelte stilistiche preferite o tecniche particolari per trasmettere l’adrenalina della gara?
“Diciamo che trasmettere l’adrenalina dello sport ad una persona che lo osserva seduto tranquillamente sul divano di casa non è mai semplice. Nel caso specifico del Motorsport e della Formula Uno, una delle caratteristiche principali da fare emergere è senz’altro la percezione della velocità“.
“Detto questo, sono convinto che a volte durante una gara si tende a perdere questa percezione. È dunque nostro dovere ricordare agli spettatori che portare un veicolo a quasi 400km/h non è cosa da tutti i giorni e che questo, oltre ad essere incredibile, comporta anche dei rischi“.
“Pertanto, all’interno di un contributo in cui si vuole fare emergere l’altezza della performance, si favoriranno immagini in cui si percepisce maggiormente la velocità o il rischio rispetto a quelle in cui l’andatura appare più rilassata. Dopo di che ci aiuta molto anche la musica, il ritmo del montaggio e non ultimo i suoni, per far risultare il più adrenalinica possibile la disciplina”.
Ti capita mai di mettere in risalto la personalità dei piloti o di costruire momenti particolari durante la gara? Come ci riesci?
“È di vitale importanza fare emergere gli aspetti emotivi degli atleti. Esaltare la loro personalità e il loro approccio ci permette di creare dei veri e propri personaggi di un racconto, con le loro caratteristiche, i loro conflitti e le loro ambizioni. Questo fa sì che il telespettatore, oltre ad immedesimarsi con loro, possa conoscerli ed affezionarsi, sentirsi più vicino in qualche modo. Questo lega molto e rende tutto più avvincente“.
Parliamo di te. Come ti sei avvicinato al mondo dell’editing sportivo e, in particolare, alla Formula 1?
“Fin da ragazzino sognavo di lavorare nell’industria audiovisiva, anche se non necessariamente in quella legata allo sport. All’università mio padre mi aiutò ad acquistare una telecamera e con quella iniziai a fare i primi video ai miei amici. Guarda caso, si trattava per lo più di video di attività sportive, come lo snowboard, lo skateboard e la mountain bike”.
“Dopo poco, mi candidai presso una casa di produzione del Trentino con un DVD contenente i miei lavori. Mi presero con loro e da li iniziai a lavorare seriamente. Della filiera produttiva, il montaggio era la parte che più mi affascinava e dove sentivo maggiormente il potenziale creativo. Dunque iniziai a concentrarmi più su quello che non sulla ripresa”.
“La Formula 1 arrivò più tardi, quando attraverso un progetto conobbi un’altra azienda che si occupava di realizzare la Formula 1 per Sky sul campo. Nel 2013 mi proposero di unirmi a loro e da li per 4 anni girai il mondo in lungo e in largo per seguire ogni gara. Nel 2018, poi, Sky mi propose di andare a lavorare per loro a Milano, dove mi trasferii”.
Quali competenze o qualità personali sono state essenziali per fare bene questo lavoro e arrivare dove sei oggi?
“Tra le caratteristiche generali del buon montatore metterei in primis la voglia di raccontare. Ad un montatore piace raccontare storie e soprattutto poterle raccontare in un certo modo. Di conseguenza, aggiungerei una buona sensibilità ai differenti linguaggi narrativi all’interno del mondo audiovisivo. Il conoscere e il comprendere la differente grammatica tra un tipo di prodotto ed un altro aiuta parecchio. Padroneggiare il linguaggio ci permette di essere compresi per ciò che vogliamo comunicare”.
“Altra qualità indispensabile per fare questo lavoro è ovviamente la passione. Sembrerà banale, ma quella è l’unica motivazione capace di tenerci in piedi anche nei momenti più duri”.
“Tra le qualità personali direi che è necessario essere pazienti, avere una buona capacità di gestire lo stress e soprattutto, essendo il montaggio parte di una filiera produttiva più ampia, avere buone capacità relazionali e un buon approccio al lavoro di squadra”.
“Da un punto di vista maggiormente tecnico, invece, direi che conoscere bene gli strumenti e il loro potenziale è indispensabile. Padroneggiare bene i software e sapere cosa possono fare è fondamentale per questo lavoro, specialmente in favore della velocità di esecuzione, che è un requisito fortemente richiesto”.
Che consigli daresti a chi vorrebbe intraprendere una carriera nell’editing sportivo, in particolare nel mondo del motorsport?
“Partendo dal presupposto che oggi tutti possono montare un video, munendosi semplicemente di un computer ed un software, direi che per intraprendere la carriera di montatore (video editor) non basta altro che provare a farlo. I cellulari d’oggi permettono di registrare video di qualità incredibile e con una spesa relativamente contenuta possiamo munirci di tutti gli strumenti necessari per produrre, in autonomia, un video da fare vedere ai nostri amici, magari facendoci aiutare talvolta da qualche tutorial facilmente reperibile in rete”.
“Cercare poi di emulare i contenuti visti in televisione o in rete permette di mettersi alla prova con i differenti linguaggi. Detto questo, per imparare questa professione l’importante è iniziare a farla da subito con gli strumenti che abbiamo. Le cose, poi, verranno da sé, ma l’importante è non smettere mai di fare e di proporsi per fare”.
“L’approdare al mondo della televisione sportiva o del motorsport richiede inevitabilmente una candidatura presso enti o broadcaster che si occupano di quello, magari inizialmente in veste di stagista. Comunque sia, l’aver già maturato
esperienze personali nell’attività di montaggio offre senz’altro maggiori possibilità di essere arruolati”.
C’è un episodio della tua carriera che per te è stato particolarmente memorabile, magari un momento di grande soddisfazione?
“Direi che sottolineare un episodio singolo non ha molto senso, ma le soddisfazioni negli anni sono state tante. I feedback positivi degli spettatori riguardo a ciò che mandiamo in onda è sempre fonte di grandissima soddisfazione. Il fatto di essere riusciti a fare emozionare qualcuno attraverso il proprio lavoro è una sensazione magnifica e spero di poter godere di questo privilegio ancora per un po’”.
Foto: F1.com, Oracle Red Bull Racing su X, Wikipedia