Uno sguardo agli anni settanta, tra gli sponsor più assurdi che la Formula 1 abbia mai visto
Di sponsor particolari ne abbiamo visti e sentiti in Formula 1, basta pensare all’attualissima Visa Cash App RB o alla vecchia MasterCard Lola che, senza farlo apposta, sono accomunate dal contesto dei pagamenti. Ma torniamo un po’ indietro. Torniamo alla seconda metà degli anni settanta, a quando l’idolo del momento non era altro che il famigerato playboy James Hunt e per le strade non si parlava d’altro che della sua bella figura ribelle diventata il simbolo della Formula 1 di quegli anni.
Eppure, dicendo solo ”seconda metà degli anni settanta”, è troppo riduttivo. Torniamo quindi alla leggendaria stagione 1976, una delle più raccontate dell’intera storia del campionato motoristico più seguito al mondo: caratterizzata da polemiche, corse emozionanti e che ha visto sia Hunt vincere il suo primo e unico titolo mondiale con McLaren, sia l’incidente che si è quasi portato via l’allora ferrarista Niki Lauda. Tuttavia, sarebbe un peccato se vi dicessi che, almeno nel Regno Unito, gran parte della stagione non è stata trasmessa in diretta TV.
Il marchio Durex e il boicottaggio della BBC
Oltre allo spettacolo di cui vi ho appena parlato, ho volutamente omesso un’intrigante sponsorizzazione che avrebbe rivitalizzato un Team ormai sul lastrico: quella che legava la scuderia Surtees, fondata su iniziativa del pilota automobilistico e motociclistico britannico John Surtees, alla compagnia londinese London Rubber Company, un’azienda specializzata nella produzione di articoli in gomma, in particolare preservativi, che ha avuto un ruolo fondamentale nella loro normalizzazione e diffusione.
Il 14 marzo 1976, per la Race of Champions a Brands Hatch, gara non valida per il campionato mondiale di Formula 1, la monoposto principale della Surtees guidata da Alan Jones si presentò con lo sponsor dei profilattici Durex in bella vista sia sulle fiancate che sul musetto della vettura. La BBC, emittente pubblica nazionale del Regno Unito che doveva trasmettere la gara con il commento di Murray Walker, alla vista di uno sponsor così esplicito e del rifiuto da parte di Surtees di eliminare quel marchio dalle sue auto, decise di non mandare in onda il Gran Premio.
Lo stesso Walker, nella sua autobiografia, ricorda quali furono le bizzarre parole del produttore Ricky Tilling sulla giornata: ‘Ciao Murray, sapremo entro le 11 se andremo in onda o meno.’
Ormai quasi cinquant’anni fa gli standard morali erano diversi in Gran Bretagna e la pubblicità legata agli eventi sportivi suscitava una grande preoccupazione per la visione familiare. O almeno, questo è quello che veniva fuori da un punto di vista morale, da quello economico, invece, c’erano continue battaglie tra la TV, i team e la Federazione per i diritti economici commerciali. Questo è ciò che spiega il boicottaggio della BBC verso una Formula 1 rivestita da marchi di sigarette e bevande alcoliche.
Rizla e Penthouse con la squadra più glamour della Formula 1
Se per la BBC lo sponsor Durex aveva suscitato talmente tanto scalpore da riporre le telecamere e non trasmettere la stagione 1976 nel Regno Unito, non si può dire la stessa cosa per Penthouse e Rizla, rispettivamente una rivista di intrattenimento per adulti e un marchio produttore di cartine per sigarette legati alla squadra Hesketh Racing. Per un periodo, infatti, nella parte anteriore e lungo i fianchi della Hesketh si poteva ammirare l’immagine di un donna dagli abiti succinti, a mo’ di cameriera e con un pacchetto di Rizla in mano.
L’arrivo del finto casanova Rupert Keegan
Per chi ha vissuto la stagione 1977, i ‘vestiti’ che indossava la Hesketh 308E sembravano fatti apposta per il nuovo pilota della squadra Rupert Keegan, il quale era appena uscito vincitore dal campionato di Formula 3 britannica e che portava i capelli scompigliati in stile James Hunt. Nonostante il motto del team fosse ‘‘Corriamo per divertirci, non per vincere”, ritrovarsi a soddisfare sponsor come quello di Penthouse, al contrario del pensiero di molti, non era affatto facile: l’immagine che Keegan si era ritrovato a dover seguire era quella di un rubacuori festaiolo e circondato da belle donne seminude.
Tuttavia, riprendendo le parole dello stesso pilota e del capo meccanico della Hesketh Dave Sims, ‘‘tutta quella roba da playboy era esagerata”. Lui non era come Hunt, non era nemmeno un uomo da festa ma Penthouse, oltre ad aver reso più glamour e vivace la Formula 1 di quegli anni, aveva alimentato al massimo la sua reputazione da donnaiolo.
ABBA, un batterista di musica jazz e la Formula 1
”Mamma mia, here I go again” mi verrebbe da dire per iniziare a raccontare il prossimo sponsor improbabile, avete colto la citazione?
Forse in pochi sapranno che negli anni ottanta tra il gruppo musicale svedese ABBA e la Formula 1 c’è stato un forte legame per via di un nome famoso sia nel jazz che nel rock, quello di Karl Edward Tommy Borgudd, anche detto Slim. Slim suonò in diversi gruppi locali e fu session-man per alcuni lavori degli ABBA grazie alla sua amicizia con Björn Ulvaeus, cantante e chitarrista della band.
Nel 1981, all’età di poco più di trent’anni e dopo qualche tempo passato nelle categorie minori, Borgudd esordì in Formula 1 al Gran Premio di San Marino per merito del team tedesco ATS, su una monoposto gialla con tanto di un vistoso logo degli ABBA sulla scocca. Questo, però, non era stato pensato a fini commerciali, serviva anzi ad attirare l’attenzione di altri finanziatori sulla vettura. Slim, dopo aver conquistato a Silverstone un punto in tutta la stagione, nel 1982 passò alla Tyrrell affiancato da Michele Alboreto ma senza mai ottenere risultati significativi.
Dopo la breve avventura in Formula 1, Borgudd continuò comunque con la sua carriera da pilota.
Purtroppo, malato da tempo di Alzheimer e non più autosufficiente, Slim si è spento il 23 febbraio dello scorso anno all’età di 76 anni.
Foto: Schlegelmilch