La notizia dell’accordo con Eni, dopo quello con Ducati Pramac, hanno reso l’Alpine una scuderia sempre più “italianizzata”. Qual è il legame ad oggi con la Francia?
Correva l’anno 2021. All’alba del Mondiale che andava sviluppandosi, la F1 si svegliò con una grossa novità in griglia: addio alla giallonera Renault, protagonista per 5 anni consecutivi ed erede di Lotus in F1, e spazio alla “neonata” BWT Alpine Stars, riconosciuta poi semplicemente come Alpine. La transizione da Renault ad Alpine aveva in realtà un unico scopo, economico chiaramente, con i francesi di Viry-Chatillon in difficoltà, e diretti interessati ad avere un nuovo partner di mercato per la permanenza in F1.

Questo partner arrivò da Enstone (sede odierna di Alpine in Inghilterra) e da lì nacque la fusione tra i due team, un vero e proprio mix per le prestazioni di Alonso e Ocon in pista: da una parte il nuovo team britannico avrebbe presentato la propria livrea, i propri sponsor (BWT su tutti), i propri colori e una propria formazione di uomini; dall’altra, Renault continuava a fabbricare la Power Unit, il cambio, il motore e tutti gli elementi per rendere quanto più competitiva possibile la vettura. Tuttavia i risultati, dopo ben 4 stagioni, sono stati sempre poco esaltanti, con una vistosa parabola discendente adocchiata nelle ultime due annate.
L’Alpine 2024 infatti, aldilà del miracoloso doppio podio conquistato a San Paolo, è stata la peggior versione mai vista in questo quadriennio in F1, e la crisi economica che ha colpito, proprio in virtù dei risultati non brillanti e dell’enorme costo nella gestione di una PU, la casa francese di Viry-Chatillon, è stata certamente un fattore determinante nelle decisioni di allontanarsi dalla Francia. Una decisione al contempo forte e “prepotente” quella dei vertici, consapevoli di non poter più sbagliare dal 2026 in poi.
La ricetta italiana di Briatore e De Meo: la rivoluzione di Alpine
Come rilanciare allora una scuderia che ha tante ambizioni, che ha parlato tantissimo, ma ha fatto davvero molto poco in quattro anni? La risposta migliore non potrebbe che giungere da un veterano come Flavio Briatore, artefice dei titoli in Benetton e Renault. Da sempre legatissimo a Fernando Alonso, accettò di rientrare come manager dell’iberico nel 2021, e di diventare addirittura amministratore di Alpine nel corso del 2024.
L’enorme sgomento della piazza, il caos dirigenziale, e soprattutto la sostituzione di ben 3 team principal nell’arco di un singolo anno la dicono lunga sul momentaccio economico vissuto dai francesi. E allora perché continuare su questa strada? La prima forte decisione presa da Briatore e De Meo, anche lui italiano e CEO di Alpine, è stata proprio quella di allentare la crisi economica: pochi sviluppi alla macchina 2024, tanti gli aggiornamenti visti invece per il 2025 nelle ultime gare dell’anno, che pare lascino ben sperare.
Seguì poi un netto taglio di dipendenti, con un vero e proprio esodo dalla Francia, e l’assunzione del giovane team principal Ollie Oakes. Infine la rottura totale con Renault: stop alla motorizzazione “made in France”, tagliati i legami con Viry-Chatillon, accuse reciproche e tanti fallimenti da accantonare. Troppe le spese e troppi i danni economici per la leggendaria squadra del nord della Francia, incapace di proporre una PU affidabile o quantomeno competitiva come le altre. Spazio dunque a Mercedes, vista come soluzione affidabile e come grande appoggio per limitare le uscite economiche.
Una decisione dolorosa che ovviamente ne consegue l’addio definitivo dalla fabbrica d’Oltralpe, che nel 2025 sarà per l’ultimo anno protagonista in F1. Briatore infatti ha dal primissimo istante espresso le sue perplessità in merito all’avere una fabbrica in territorio francese, e non in Inghilterra, terra invece di tutte le altre scuderie (ad eccezione di Ferrari). E anche le collaborazioni trovate in queste ultime due settimane fanno discutere: il team ha stretto accordi con ENI e Ducati Pramac, due aziende italiane, oltre che Oakberry e Arctic Wolf.
E infine la scelta del licenziamento di Ocon, che fece seguito ad un disguido nel team dopo il GP di Monaco 2024. L’avere due piloti francesi (ad oggi è rimasto solo Gasly) e un team principal transalpino (all’epoca Bruno Famin) erano priorità per la dirigenza Renault, evidentemente non particolarmente rilevanti per l’amministrazione italiana di De Meo e Briatore, che hanno optato per la scelta di Oakes e Jack Doohan. La rivoluzione riuscirà? O sarà l’ennesimo tentativo gettato al vento dai “francesi”?
Foto: BWT Alpine Formula One Team