Dall’incidente di Jules Bianchi alla scelta tra Halo e Aeroscreen: come la sicurezza in Formula 1 e IndyCar è stata rivoluzionata
Per anni, la sicurezza del motorsport è stata una sfida. Ma tutto è cambiato dopo il tragico incidente di Jules Bianchi nel 2014, il quale ha spinto la FIA a cercare soluzioni per proteggere meglio la testa dei piloti.
Da quel momento sono stati sviluppati due sistemi: l’Halo, adottato dalla Formula 1, e l’Aeroscreen, utilizzato in IndyCar. Due tecnologie diverse, ma con lo stesso obbiettivo: salvare vite. Ma come si è arrivati alla scelta dell’Halo? E perché l’Aeroscreen non è stato adottato in F1?
L’incidente che ha cambiato tutto
L’episodio che ha portato all’adozione dell’Halo risale al Gran Premio del Giappone 2014. In quella gara, il giovane pilota francese Jules Bianchi, al volante della sua Marussia, uscì di pista in condizioni di bagnato e si schiantò violentemente contro un trattore che stava rimuovendo un’altra vettura.

L’impatto fu devastante. Jules non perse la vita sul colpo, ma rimase in coma per nove mesi, senza mai riprendere conoscenza, fino alla sua morte nel luglio 2015.
Dopo quella tragedia, l’allora presidente della FIA, Jean Todt, si impegnò a migliorare le sicurezza dei piloti, concentrandosi in particolare sulla protezione della testa.
L’Halo: il “salvavita” in titanio
L’Halo è stato sviluppato per la prima volta dalla Mercedes nel 2015 ed è entrato ufficialmente in F1 nel 2018.
Si tratta di un sistema di protezione costruito in titanio di grado 5, un materiale utilizzato nell’industria aerospaziale per la sua resistenza e leggerezza. Nonostante pesi solo 9 kg, è in grado di sopportare un carico di 12.000 kg, sia in direzione laterale che verticale.
Per garantire la massima sicurezza, la FIA ha sottoposto l’Halo a test severissimi, tra cui prove balistiche: un pneumatico di F1 viene “sparato” contro la struttura a 225 km/h per verificarne la resistenza.
All’inizio, molti piloti hanno criticato il sistema, in particolare per la barra centrale che ostacola leggermente la visuale. Tuttavia, con il tempo, tutti hanno riconosciuto il suo valore salvavita.
L’Aeroscreen: il parabrezza antiproiettile
L’Aeroscreen, invece, è stato sviluppato dalla Red Bull nel 2016. A differenza dell’Halo, questo sistema protegge l’intero abitacolo con un parabrezza in vetro aeronautico, lo stesso materiale usato nei caccia militari.
Uno dei suoi principali vantaggi è la capacità di deviare anche piccoli detriti, cosa che l’Halo non può fare. Durante i test, l’Aeroscreen ha resistito all’impatto di: un pneumatico lanciato a 225 km/h ed un peso di 1 kg sparato a 230 km/h.
Nonostante la resistenza, l’Aeroscreen ha presentato alcuni problemi: tra i critici c’è stato Sebastian Vettel, che ha evidenziato una distorsione ottica che potrebbe compromettere la visione del pilota.
Oggi, questo sistema è stato adottato nella IndyCar, dove è in uso dal 2020.
Due sistemi, due vite salvate
Entrambi i sistemi hanno dimostrato il loro valore, salvando vite in incidenti spettacolari.
Uno degli incidenti più impressionanti in cui l’Halo ha fatto la differenza è stato il Gran Premio del Bahrain 2020.
Dopo un incidente con l’AlphaTauri di Danill Kvyat, la Hass di Romain Grosjean è finita violentemente contro le barriere a più di 200 km/h, spezzandosi in due e avvolgendosi in una palla di fuoco.
Nonostante la macchina fosse distrutta e le fiamme avessero inghiottito l’abitacolo, Grosjean è riuscito a uscire da solo, riportando solo ustioni alle mani e qualche lieve ferita. Senza l’Halo, le conseguenze sarebbero state ben peggiori.
Durante la gara di Iowa 2024, il pilota Sting Ray Robb, ha perso il controllo della sua vettura e ha colpito in piena velocità la Arrow McLaren di Alexander Rossi. L’auto di Robb è decollata, cappottandosi più volte, mentre alter vetture sopraggiungevano a tutta velocità.
La sicurezza nel motorsport ha fatto passi da gigante, e l’introduzione di Halo e Aeroscreen ne è la dimostrazione.
Se in passato i piloti rischiavano la vita a ogni incidente, oggi possono contare su tecnologie avanzate che hanno già salvato più di una vita. La discussione iniziale su quale sistema fosse migliore è ormai superata: entrambi hanno dimostrato il loro valore e continueranno a proteggere chi scende in pista.
A cura di Marco Pasquazzi.
Foto: Ferrari, FormulaPassion, F1