EDITORIALE – Andrea Kimi Antonelli continua a brillare: una stella, però, che già da anni sta mostrando il suo inestimabile talento
Ce lo aspettavamo.
Esatto: le prestazioni di Kimi, a differenza di molti, non ci stanno sorprendendo. Perchè?
Perché chi lo segue fin dalle categorie minori, chi lo conosce da quando sotto quel casco si nascondeva una vocina piccola piccola, sapeva che questo ragazzo sarebbe diventato una stella della Formula 1. Fa piacere vederlo lì? Certo. Anzi, è un’emozione ogni volta pensare a dov’era quattro anni fa e guardare dove si trova adesso.
Ma sapete una cosa?
Neanche Kimi è sorpreso: finora, nulla è andato oltre le sue aspettative — almeno per quanto riguarda le sue prestazioni. E nemmeno Toto Wolff, che ormai è come un secondo padre per lui, si stupisce più di tanto: lo stupore l’abbiamo vissuto anni fa, quando Kimi aveva solo 14 anni. Il giro veloce, quei giri condotti in testa… un concentrato d’emozione per chi lo ha visto crescere, certo. Ma, allo stesso tempo, niente che ci abbia davvero sorpreso.
Intendiamoci: stiamo parlando, come recita il titolo, di un fenomeno. Il suo primo assaggio di Formula 1 è impressionante: è già quasi al livello di George Russell, che ha iniziato la stagione in modo eccezionale, e che è considerato da molti un potenziale campione del mondo.
Eppure, gli sono bastate tre — tre! — gare per iniziare a tallonarlo, ad avvicinarsi, a girare più veloce di lui nella seconda metà di gara.
E se tutto questo vi sembra già sorprendente… il dato più incredibile deve ancora arrivare.
Mai prima d’ora Kimi aveva corso a Melbourne, a Shanghai, a Suzuka. È tutto nuovo: la macchina, la categoria, i circuiti — il tutto condito da condizioni atmosferiche variabili. È la sua prima volta su tracciati tutt’altro che semplici, eppure di “inesperto” non ha nulla.
Piloti con anni e anni di esperienza hanno commesso errori. Lui, no.
“Kimi, sei il più giovane nella storia ad aver condotto una gara in Formula 1. E sei anche il più giovane nella storia ad aver fatto il giro veloce”, gli dicono.
“Davvero?”, risponde Kimi. “Bene, ora il podio. Serve qualificarsi meglio.”
Mentalità. Mentalità da fenomeno puro.
Foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team