Perchè sì, secondo alcuni il motorsport non è per donne. E allora… lanciatevi.
“Le donne non sono per le corse, fine”
“Adesso anche le donne corrono…”
“Quando capiranno che non sono sport per loro?”
“Grosjean allora cosa deve dire?”
“Se avessi fatto l’avvocato… non sarebbe successo!”

A seguito del grave incidente accaduto a Marta Garcia, questi sono alcuni dei commenti che abbiamo ricevuto sotto il nostro post su TikTok, (ahinoi) andato virale.
Per chi non fosse a conoscenza dei fatti, ecco ciò che Marta ha detto sull’impatto. La spagnola ora sta bene, ma i rischi per la sua salute sono stati molti.
Le circostanze hanno voluto che, proprio mentre venivano scritti certi commenti, in Italia si stia cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su drammi terribili come quelli di Sara e Ilaria, nel difficile tentativo di fermare una piaga sociale profonda e dilagante.
Ma questi episodi sono solo la punta dell’iceberg di problema ben più radicato. E allora, andando nello specifico, vediamo davvero come “il motorsport non sia adatto alle donne”. O forse no.

Iniziamo con una premessa: Marta corre per Iron Lynx, un team italiano con sede a Cesena. Team italiano che, però, nel 2019 ha creato un meraviglioso progetto: parliamo delle Iron Dames, un programma che permette alle ragazze di avere supporto nel mondo del motorsport.
E le Iron Dames non hanno corso soltanto nella Michelin Le Mans Cup, dove chiaramente si sono dovute ritirare a causa dei gravi danni subiti dalla loro Porsche 911 GT3 R (intanto, ecco un’immagine dell’incidente).
A Barcellona il team ha corso anche nella European Le Mans Series, nella categoria LMGT3. Lasciamo dunque che sia la foto seguente a parlare, in merito all’esito della gara.
Di seguito, ecco l’esito della gara dell’ELMS per la categoria LMGT3:

Giusto per dire che “Non è uno sport per donne“.
Ed attenzione: non sono soltanto le Iron Dames ad aver iniziato questo ambizioso e meraviglioso viaggio. Lo scorso anno avevamo intervistato Aurora Angelucci, fondatrice del progetto “Angeluss”, una società con il desiderio di promuovere il talento femminile nel mondo delle due ruote.
Parliamo di storie, per altro molte di queste provenienti proprio dal nostro Paese, che stanno sempre più ottenendo risultati all’interno del motorsport.
Di fronte a commenti simili, dunque, c’è una sola soluzione: dimostrare. Dimostrare come tutto ciò sia possibile. Dimostrare come, lanciandosi, c’è sempre più spazio per le donne nel motorsport, che sia esso a due o quattro ruote.

Ed allora lanciatevi, ragazze: non necessariamente mettendovi al volante, visti i costi e le difficoltà della disciplina. Sognate e provateci, che sia come giornalista, ingegnera, manager, analista, meccanica, direttrice, marshall, scrittrice.
Fatelo per Maria De Villota, scomparsa a soli 33 anni per complicanze dovute ad un’incidente a bordo di una Formula 1. Fatelo per Hannah Schmitz, colei che dal muretto Red Bull sta dando lezioni di strategie a tutto il mondo della Formula 1. Fatelo per Marta Garcia, primissima campionessa della F1 Academy nel 2023. Fatelo per Laura Müller, la prima ingegnera di pista della storia in Formula 1, a fianco da quest’anno di Esteban Ocon.
Fatelo per voi, per realizzare i vostri sogni. Fatelo per tutti, perchè questi commenti siano sempre meno e progetti come quelli citati siano sempre più.
Lanciatevi. Fatelo.