La Ferrari ha toccato il punto più basso della sua stagione nella gara di Miami, la SF-25 è un fallimento nonostante le mille voci.
I proclami di Milano sembrano un lontano ricordo, forse soltanto un sogno di mezza estate o di metà febbraio. I sogni Mondiali, la competitività e l’entusiasmo che non si vedeva da almeno vent’anni sembrano svaniti d’un tratto, da quella che poi è la madre di tutte le risposte: la pista. La SF-25, creatura nata sotto il segno dei pesci o sotto il segno di un impalpabile ottimismo, si è sgretolata a contatto con la realtà, come fosse una meteora impegnata in un Gran Premio privato.

La lotta per un misero settimo posto tra Leclerc ed Hamilton rappresenta alla perfezione l’inizio di stagione della Ferrari, un totale disastro che accorpa lacune dal punto di vista tecnico a dichiarazioni altisonanti e stridenti, contro la realtà dei fatti, quella non inganna mai. Il problema non è cercare di esprimere un potenziale ma il vero quesito che ogni tifoso si pone in questo momento è il seguente: esiste davvero questo potenziale?
Al momento la risposta propende per un secco no dettato dai precari risultati in pista, distanti anni luce dagli obiettivi di quanto fatto nella passata stagione. Un confronto impietoso con la vettura del 2024 che, dopo sei gare, aveva ottenuto 187 punti ed una vittoria (quella di Sainz in Australia) contro i 94 dell’attuale campionato. I dati e i confronti, alla fine, rappresentano il minore dei mali rispetto a quelle tristi risposte che offre la pista.
La Ferrari, unica compagine della griglia ad avere stravolto il progetto dell’annata passata, sta pagando dazio sul nuovo tipo di sospensione che non garantisce un retrotreno stabile e performante, al contrario compromette la stabilità di una vettura che nelle curve lente ha le stesse prestazioni di una FIAT. Nelle curve in cui bisogna lavorare di trazione la Ferrari appare inerme e inguidabile, come una nave in burrasca o semplicemente una SF-25.
I lampi di Leclerc in Arabia ed Hamilton in Cina sono soltanto pezzi estranei di un puzzle formato da mille cartelle diverse e nessun disegno finale da realizzare, un insieme di idee convertite male in un unico progetto. C’è chi continua a predicare calma ma la realtà la descrivono benissimo i due piloti e le loro reazione in Radio vanno ricercate proprio nell’impossibilità di lottare per le posizioni che contano ed ammirare chi, nel giro di tre stagioni, è riuscito ad essere dominante, vedere McLaren.

Il prossimo aggiornamento sarà sempre quello giusto, spera qualcuno, ma la realtà che circonda la Ferrari è ben diversa e parla dell’ennesimo progetto fallito, di un sogno che si è spezzato dopo soltanto sei gare e che difficilmente regalerà gioie ai tifosi. Resta solo l’imperativa possibilità di aggrapparsi al Gran Premio di Spagna, quando le ali flessibili non verranno più utilizzate e forse McLaren apparirà più umana gli occhi della concorrenza.
Resta pochissimo di concreto, i lampi di piloti del calibro di Leclerc ed Hamilton che non meritano assolutamente un progetto del genere, che non meritano di lottare per conquistare un punto o un ingresso in Q3. Resta il nome di una Scuderia che è leggenda ma che, in questo momento, ha perso la direzionalità della storia ed una filastrocca stridente e pungente che ormai dura da quasi vent’anni. Resta solo un “dobbiamo capire”, o forse si è già capito tutto.
Foto: Scuderia Ferrari Gallery