La gara di Monaco ha evidenziato i già noti problemi del tracciato. La scelta del doppio pit stop si è rivelata un fiasco totale
Il Gran Premio di Monaco avrebbe dovuto esser rivoluzionato dall’introduzione della regola del doppio pit-stop, pensata per spezzare la monotonia del Principato quando la Formula 1 passa nei paraggi. La gara invece si è trasformata in un caos degno di Mario Kart, come definito da Verstappen, dove la competizione è passata in secondo piano e la confusione l’ha fatta da padrona.

Il caso del doppio pit-stop
Fatta la legge, trovato l’inganno. Le scuderie non ci hanno messo molto a trovare un escamotage per aggirare l’obbligo imposto dalla FIA. Il primo team a ricorrere a una strategia creativa è stata la Racing Bulls, che ha incaricato Lawson di diminuire deliberatamente il passo per permettere ad Hadjar, in lotta per le posizioni di vertice, di effettuare la prima sosta senza perdere terreno nei confronti degli avversari.
Una strategia di squadra, per così dire, che ha avvantaggiato e non poco la scuderia di Faenza, ma che ha compromesso pesantemente lo spettacolo: dietro a Lawson è venuta a crearsi una lunga coda di monoposto, imbottigliate nel traffico e impossibilitate a gareggiare liberamente.

Una tattica ripresa e riproposta anche da altri team, in particolar modo dalla Williams. La scuderia di Grove si è trovata costretta a replicare lo stesso schema per evitare di scivolare fuori dalla zona punti, data la compattezza del gruppo centrale causata dalla Racing Bulls. Prima Sainz ha rallentato il ritmo per permettere ad Albon di effettuare la propria sosta, poi i due si sono scambiati le posizioni, con lo spagnolo che ha affidato il compito di “scudiero” al suo compagno di squadra.
Con buona pace delle Mercedes, disperse in quel di Monaco. In particolare Russell, che si è trovato ripetutamente dietro a una delle due Williams. L’esasperazione del britannico è arrivata a un livello tale che ha preferito tagliare la Nouvelle Chicane e superare Albon, anche al costo di scontare il drive-through giustamente comminatogli.
Le scuse della Williams
Al termine della gara sono arrivate le scuse da parte della Williams, con i due piloti che hanno definito la strategia come una vera e propria “manipolazione” della corsa. Albon ha ammesso un certo dispiacere per lo spettacolo offerto, spiegando però che la decisione della Racing Bulls ha messo tutti nella posizione di dover reagire allo stesso modo per non perdere punti preziosi:
So che abbiamo offerto uno spettacolo deludente per tutti, e so anche di aver fatto arrabbiare alcuni piloti dietro di noi. Abbiamo semplicemente sfruttato le caratteristiche del tracciato e la grandezza delle monoposto, tutto qui. Mi scuso con chi ha guardato la gara, non è stato bello da vedere. Se i Racing Bulls non avessero cominciato, noi non lo avremmo fatto… ma il modo in cui hanno bloccato tutti ci ha costretto a fare la stessa cosa.
Anche Sainz ha condiviso il pensiero del compagno di squadra, avvertendo sulla pericolosità della regola qualora dovesse diventare permanente:
È qualcosa che non mi è piaciuto fare. È qualcosa su cui lo sport deve riflettere. Temo che andando avanti le squadre saranno sempre più propense a fare quello che abbiamo fatto noi, e diventerà eccessivo.
La scelta per il futuro di Monaco
Se l’obiettivo della FIA era quello di ravvivare una corsa e incentivare i sorpassi in pista, l’esperimento del doppio pit-stop si è rivelato un clamoroso fallimento. Certo, la monotonia degli ultimi anni è stata in parte attenuata, ma al prezzo di una gara completamente condizionata dalle strategie dei team.
L’intero Principato è ammantato dall’ombra di una possibile esclusione dal calendario della Formula 1, nonostante gli oltre i 70 anni di storia. Una scelta che verrebbe fatta a malincuore, perché nessuno vorrebbe vedere Monaco lontano dalla F1. Ma è sotto gli occhi di tutti come al giorno d’oggi il tracciato non sia più adatto alle moderne monoposto.
Occorre trovare una soluzione al più presto, se si vuole mantenere e rilanciare una delle gare più prestigiose in assoluto, ma che negli ultimi anni ha offerto ben poco spettacolo. Sempre tenendo bene in mente che la Formula 1 deve rimanere uno sport di merito, dove viene premiato il pilota che si comporta meglio in pista, senza ricorrere a stratagemmi inutili.