Il due volte campione del mondo di Superbike denuncia le regole del campionato che lo svantaggiano a causa della sua “piccola” statura: servono regole più giuste per tutti
Nel 2025 il tema del benessere fisico e mentale è sempre più all’ordine del giorno: nonostante questo, però, i giudizi sull’aspetto continuano inesorabili. Nel 2024 è toccato anche al pilota di WorldSBK Alvaro Bautista, discriminato per il fisico e ritrovatosi sotto i riflettori a causa del suo peso.
Il motociclista classe ’84 ha esordito nel mondiale all’età di diciassette anni: da quel momento in poi ha conquistato un mondiale nella Classe 125, due in WorldSBK e ha gareggiato per ben dieci anni in MotoGP. Una carriera nel motorsport di tutto rispetto, finché due anni fa iniziano a sorgere i primi problemi: Alvaro Bautista trae vantaggio nelle gare grazie alla sua ridotta stazza fisica, questo è quello che si inizia a dire sul suo conto.
Fino a quel momento la sua altezza di 1,67m e soprattutto il suo peso minore rispetto a quello degli altri piloti non avevano fatto storcere il naso a nessuno. Tuttavia, proprio dopo la vittoria di due campionati consecutivi di SBK da parte dello spagnolo viene introdotta una nuova regola secondo la quale il peso del pilota con indosso la tuta non deve essere inferiore agli 80kg.
Per arrivare a quel numero Bautista avrebbe dovuto metterne su ben 13 in un solo inverno! Non potendo quindi rispettare il nuovo codice, il pilota Ducati è stato costretto a gareggiare – da due anni a questa parte – con una zavorra corrispondente alla metà del peso mancante.
A un primo sguardo potrebbe sembrare una regola più che lecita, considerando che anche solo la quantità di benzina inserita nel serbatoio sia calcolata in modo tale da non appesantire la moto più dello stretto necessario.
L’amarezza di questa decisione, però, riede nel fatto che Alvaro Bautista fu l’unico interessato da questa nuova direttiva e che il peso corporeo per un motociclista che deve essere agile nei movimenti è direttamente correlato all’altezza (caratteristica sulla quale è impossibile agire).
Le parole di Alvaro Bautista
Dopo due anni di lavoro a testa bassa e senza troppo ribattere, Bautista non ci sta più: il pilota spagnolo sostiene che il regolamento lo svantaggi troppo nelle prestazioni e che penalizzare un atleta per una condizione fisica sia una forma di discriminazione che non può più essere taciuta. Queste le sue parole in un post di denuncia pubblicato sui social: “Oggi voglio parlare di qualcosa che non è facile per me, ma che credo sia assolutamente necessario.
Oggi non parlo solo come pilota, ma come persona. Come qualcuno che ha dedicato la propria vita a questo sport, che si allena ogni giorno con impegno, disciplina e amore per le moto. Parlo anche come qualcuno che ha vissuto in prima persona cosa significa essere giudicato — e, in un certo senso, penalizzato — non per le proprie prestazioni o per il livello di dedizione, ma per il proprio corpo. Per il proprio peso.
Per molto tempo sono rimasto in silenzio. Ho cercato di adattarmi, di non dare fastidio e di convincermi che fosse semplicemente parte del gioco. Ma la verità è che, quando le tue caratteristiche fisiche diventano uno svantaggio strutturale — qualcosa che non dice nulla sulle tue capacità come pilota — non si tratta più di una questione tecnica, ma diventa una forma di discriminazione.
Ho sentito su di me uno scrutinio più severo, ho dovuto giustificare più volte il motivo per cui merito di essere qui. Non perché non sia in grado di stare davanti o di competere al massimo livello, ma perché il mio corpo non rispecchia uno standard fisico che — seppur non scritto — sappiamo tutti che esiste.
Capisco che il peso sia un fattore tecnico nella performance di una moto. Lo accetto. Ma quando il sistema non tiene conto delle naturali differenze nei fisici degli atleti, allora smette di essere equo e comincia a escludere.
È per questo che scrivo oggi. Non per dipingermi come una vittima. Non per creare divisioni. Scrivo perché non voglio che altri piloti — ora o in futuro — debbano affrontare ciò che io ho vissuto negli ultimi anni. Non voglio che sentano che il loro corpo sia un ostacolo più difficile di qualsiasi curva in pista.
Il mio obiettivo con questo messaggio è avviare una conversazione necessaria: chiedere che si rivedano i criteri tecnici, i regolamenti e, soprattutto, la cultura del motociclismo. I piloti non si definiscono con un numero sulla bilancia. Si definiscono per la loro intelligenza in pista, per l’istinto, per il coraggio e per il legame che hanno con la moto.
Grazie per avermi ascoltato. Non chiedo applausi. Solo consapevolezza. E, si spera, un cambiamento che renda questo sport più giusto per tutti.”
Il futuro di Alvaro Bautista è al momento incerto: sicuramente non continuerà la sua avventura con il Team Aruba.it, ma le speranze del pilota castigliano sono quelle di restare nel motomondiale almeno il prossimo anno. La sua lotta per ridurre le ingiustizie legate al fisico nel mondo del motorsport sembrerebbe essere appena cominciata, se non per sé stesso almeno per gli altri: l’obiettivo è di proteggere le prossime generazioni da quella che per lui è stata una grossa ingiustizia sportiva.
Foto: Alvaro Bautista