Graeme Lowdon, futuro team principal Cadillac 2026, omaggia Bianchi: all’epoca CEO Marussia, l’inglese ha così condiviso i propri tristi ricordi
Lowdon omaggia Bianchi. Un ricordo tanto caro e speciale quello che offre, a dieci anni di distanza dalla scomparsa (17 luglio 2015, in seguito a quasi un anno di coma) di Jules, Graeme Lowdon, quell’anno CEO di Marussia.
Il team è l’unico con cui Bianchi ha gareggiato in F1 nella sua vita (con un futuro in Ferrari all’orizzonte…): fallito al termine del 2016 dopo aver cambiato nome in Manor Grand Prix, era guidato dal manager britannico, il quale sarà a capo del progetto Cadillac la prossima annata.
Il ricordo di Lowdon e la ricostruzione di Suzuka 2014
Impegnato nella selezione dei propri piloti (qui per le ultime), Graeme al podcast High Performance si è così espresso in memoria di Jules: “Il periodo più difficile che ho attraversato in questo sport è stato sicuramente il 2014 e poi il 2015. In realtà, tutto il 2015“.
Segue la ricostruzione dell’accaduto in Giappone, nell’ottobre 2014: “Così ci siamo ritrovati a Suzuka nel 2014. Condizioni meteorologiche molto difficili. E Jules aveva avuto il suo incidente lì e ben presto ci siamo ritrovati in una situazione in cui un pilota era rimasto gravemente ferito. Appena me ne accorsi, pensai: ‘No, non andrà affatto bene’. E non riceviamo risposta via radio, il che non va bene“.
“Poi ricordo di essere saltato giù dal muretto dei box e di essere andato al centro medico piuttosto velocemente. E il centro medico di Suzuka è piuttosto facile da raggiungere, il che è stato positivo. Ma nessuno poteva entrare. L’allora CEO della F1, Bernie Ecclestone, organizzò il trasporto della famiglia di Bianchi in aereo per stargli accanto in ospedale in Giappone”.
“E ricordo quando sono arrivati in ospedale. Come genitore, non riesco a immaginare cosa stessero pensando. Eppure entrano nella stanza e l’unica cosa di cui si preoccupano è come stiamo. Davvero, era… Non ne ho mai parlato, in realtà. La mia priorità numero uno allora era la famiglia. Non sono un medico. Quando succede una cosa del genere ti chiedi: ‘Perché ho studiato ingegneria? Credo che non siamo usciti dall’ospedale per qualche giorno‘”.
“Non posso aiutarti. Ti senti impotente. Non posso aiutarti. Vorrei essere un medico. Vorrei poter andare a risolvere la situazione. Ci sono dottori bravissimi, ma in quel momento non la pensi così. Emotivamente, intendo, questo non è un pensiero logico; è un pensiero emotivo“.
L’iniziativa dei braccialetti e l’eternità dell’hashtag JB17
Lowdon ha concluso ricordando un piccolo gesto fatto dal team in seguito all’accaduto a Suzuka: “Alla fine, abbiamo deciso di fare questi braccialetti per tutti i membri della squadra e solo per loro. Non li abbiamo distribuiti. Li abbiamo fatti fare, e c’è scritto Monaco 2014 P8. Chiunque guardi su Google, vedrà P9 perché abbiamo subito una penalità. Il nostro punto di vista è P8, e poi c’è scritto #JB17 “.
Il ricordo eterno: “Non l’ho mai tolto dal 2015. E se oggi guardate nel paddock, vedrete altre persone di altre squadre che li indossano“.
Foto: Marussia_F1Team, Charles Leclerc, Jules_Bianchi