C’era una volta il tempo delle gare sul bagnato e di una Formula 1 che non c’è più

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27 Luglio 2025

Sembrano lontanissimi i tempi delle magie di Ayrton Senna e Michael Schumacher, il Gran del Belgio di oggi ne è stato l’esempio.

C’era una volta la mistica, il pilota ed il suo modo di coesistere con la sua vettura in condizioni non normali, non praticabili da esseri umani comuni. Il tempo delle storie e delle leggende, divenute tali grazie ad imprese titaniche scritte inesorabilmente nel leggio universale della Formula 1. La pioggia, parte integrante delle gare e sale, quasi divino, in grado di regalare incertezza ed imprevedibilità scombinando piani e strategie.

C'era una volta il tempo delle gare sul bagnato
C’era una volta il tempo delle gare sul bagnato

La pioggia, certo. Quella che fa affascina e che, allo stesso tempo, fa paura e pone delle domande importanti a cui, però, la Formula 1 non offre risposte degne di questo nome. Anzi, alimenta i dubbi. Offre uno spettacolo diverso, fatto di giri infiniti dietro la SC aspettando che sia tutto perfetto, che la componente rischio sia completamente azzerata o ridotta all’osso, che la vettura continui a sovrastare nettamente il pilota rendendolo quasi un passeggero. Attese snervanti, team radio contrastanti e poco equilibrati, soste forzate e solo qualcuno che trova il coraggio di ribellarsi.

E’ il mondo al contrario, è il mondo di uno sport che fa del rischio la sua componente principale anche se, va ricordato sempre, che il confine tra rischio e incoscienza è labile, valicabile e delle volte sottovalutato. Certo, la Federazione ha il dovere morale di evitare qualsiasi tipo di problematica ma azzerare totalmente le possibilità di assistere a vere gare bagnate toglie quel filo sottile di imprevedibilità e spettacolo che la Formula 1, sin dalla notte dei tempi, ha sempre regalato con condizioni meteorologiche difficili.

C’è un confine sottile tra l’essere conservativi e l’essere realisti, nel mezzo un universo di possibilità e opportunità da cogliere. Il paradosso della sicurezza in Formula 1 è racchiuso tutta qui, nell’impossibilità di mettere in campo le gomme da bagnato estremo e aspettare che tutto sia estremamente pulito per poter gareggiare vanificando gli assetti da bagnato, quasi nulli nelle F1 moderna. Non è la linea di Max Verstappen, deciso nel Team Radio ad invocare una bandiera verde che, all’inizio, non c’è mai stata.

Siamo nell’era dei calcoli e non in quella del coraggio calcolato, delle grandi imprese. Dal primo giro di Senna a Donington nel 1993 o la leggendaria difesa di Schumacher, proprio a Spa nel 1995 con Hill, con gomme da asciutto in condizioni di bagnato estremo. Le numerose imprese compiute sotto Giove Pluvio restano ancora oggi scolpite tra i momenti iconici di questo sport e delle gare in generale con massimi esponenti presenti ancora oggi in griglia, basti pensare allo stesso Verstappen o Hamilton.

Non c’è un’invocazione dell’imprudenza ma un ragionevole coraggio di lasciare ancora in pista quel briciolo di magia e di possibilità che, poi, rimarranno scolpite nella leggenda. Ma la realtà dei fatti è questa: c’era una volta il tempo delle gare sul bagnato, oggi sono solo sporadici ricordi.

Foto: X Scuderia Ferrari

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Alessio Evangelista

Mi chiamo Alessio Evangelista, nato a Pescara il 17/10/1996.

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