In tanti si chiedono quale strada inseguire per arrivare a lavorare in F1 e abbiamo avuto l’occasione di raccogliere consigli da Fabio Montecchi, Head of Chassis della Scuderia Ferrari. Ecco le parole che hanno ispirato tutti gli studenti di ingegneria presenti.
Nell’organigramma della Ferrari riportato da CircusF1, Fabio Montecchi ricopre il ruolo di responsabile del reparto telaio del team di F1. Abbiamo avuto la fortuna di ascoltarne le parole durante l’evento dedicato agli studenti dell’università di Modena e Reggio Emilia, l’ingegnere emiliano ha ispirato gli aspiranti ingegneri del corso di Ingegneria del Veicolo dando consigli chiave sul come arrivare a lavorare in F1 e raccontando la sua prima esperienza in rosso.
Ho lavorato sullo 0.005% della F2003
La parte della sua presentazione che mirava a ispirare gli studenti presenti è iniziata con il racconto della sua prima esperienza in Ferrari: “Questa è la prima vettura di Formula 1 su cui ho lavorato io, la macchina del 2003, che ha vinto il campionato mondiale costruttore, il campionato mondiale piloti con Micheal (Schumacher n.d.r.). Mi piacerebbe dire qui davanti a voi che c’è un grandissimo contributo mio su questa vettura. Assolutamente no. La verità è che ero arrivato due giorni prima di iniziare (il progetto n.d.r.). Mi piacerebbe poterlo dire Invece vi racconto la mia prima esperienza su questa lettura. Il mio primo lavoro è stato di ottimizzazione della camma del cricchetto del cambio.“
‘Se non avete capito è normale’ ha affermato sorridendo ai presenti. Infatti, come spiegato la camma del cricchetto del cambio in F1 è un elemento meccanico che assicura il passaggio ordinato tra le marce. Converte il comando inviato dalle palette in movimento rotatorio a scatti dell’albero selettore. Il suo ruolo è puramente funzionale: evita innesti incompleti e garantisce che ogni cambio marcia avvenga in modo netto e ripetibile. Il cricchetto, come spiegato da Montecchi, sostituisce l’attrattore lineare idraulico che occupa molto più spazio.
“Quando sono arrivato” ha continuato“c’era qualche problema non capito nel meccanismo del cricchetto e mi è stato chiesto di fare un modello multibody di questo cricchetto. Ho speso dei mesi ad arrivare ad avere un modello. È un pezzo che non potevo portar qui per farlo vedere perché è ancora molto simile a quella che c’è in vettura adesso, però l ‘ho presa in mano e l’ho fatta pesare. Pesa 30 grammi.“
“La vettura del 2003 era di 600 kg, completa di pilota e senza io per qualche mese ho ottimizzato un componente che pesava 30 grammi, che era lo 0,005 % della macchina.“
“All ‘inizio mi sono un po’ chiesto se fosse sbagliato qualcosa nel mio target di carriera, forse non è esattamente quello che dovevo fare, anche perché io uscivo da questa università pieno di me, non dico che credevo di essere Leonardo da Vinci, come dicevo prima, però non pensavo neanche di essere quello che ottimizza un modello da 30 grammi per mesi e non ero nemmeno progettista, c’era un ‘altra persona che lo progettava, io facevo proprio solo il CAD.“
I consigli per gli ingegneri del futuro e sul come lavorare in F1
Finendo questa parte sulla sua brillante ‘early career’ in Ferrari ha dato i suoi 4 consigli fondamentali da seguire per poter competere e lavorare in F1: “Vista da oggi con l’esperienza, invece credo di poterla leggere un po’ al contrario, cioè come un’esperienza molto positiva, e da questa vorrei anche dare qualche spunto per chi tra qualche anno andrà sul mondo del loro.”
Primo consiglio, l’umiltà
“Quindi, che cos’è che mi ha insegnato questo pezzettino da 30 grammi? Primo punto, essere umile. Quindi, quanto si è studiato in università, mi dispiace per voi, non è abbastanza. Serve? Sì, è abbastanza? No. Io sono arrivato mel mondo lavorativo e mi sono trovato davanti a un meccanismo che non avevo mai visto e da studiare con un tool, in multibody, che non avevo mai usato.”
Secondo consiglio, fiducia in se stessi
“Secondo punto, avere fiducia nei propri mezzi. Quanto ho studiato all’università ha un grande valore. È vero che non avevo mai visto un cricchetto, ma ho studiato tanta meccanica. E’ vero che non avevo mai visto un modello che si chiamava Adams, non so se lo si usi ancora oppure no, in multibody, ma avevo studiato informatica, calco numerico, matematica di base, quindi questo mi ha posto in una posizione di forza rispetto alle altre persone all’interno dell’ufficio.“
“Chi è che sapeva scrivere qualcosa con matrici? Ora non sono più capace, ma al tempo mi ricordavo. Quindi, in realtà, quello che ho imparato all’interno dell’università, anche quei corsi che dicevo questo non lo userò mai, viene a essere usato. In vent’anni più o meno mi è capitato di toccare tutto. Poi non me ne ricordo, mi tocca andare a recuperare il libro, però il fatto di ricordartelo vuol dire che sai dove andare a cercare, più o meno.” ha continuato
Terzo consiglio, imparare dagli altri
Terzo punto, ascoltare e imparare. Tutti hanno qualcosa da insegnare. Il progettista di questa camma non era un ingegnere, ma è uno dei progettisti più forti con cui abbiamo mai lavorato. Ancora, non è che essere un ingegnere vi apre tutte le porte, viceversa vi apre le porte di poter chiedere e imparare. Quindi chiedete a chi ha più esperienza, chiedete a chi ha più capacità. voi, non date per scontato. Quasi tutti hanno qualcosa da insegnarvi.
Quarto punto, ascoltare i pezzi
“Quarto punto, oltre alle persone, interrogate anche i pezzi. Mi ha fatto piacere prima citare i componenti che portavamo all’esame rotti. Ad esempio, con la mia camma di disinnesto del cricchetto, Ho imparato tanto da vedere come erano usurate e da come erano improntate. Sono due cose diverse. In generale, per tutti quelli che vogliono fare una carriera da progettisti, vi consiglio di passare ogni tanto da che parti di montaggio, di andare a vedere i pezzi che sono stati usati, parlare con i meccanici che li hanno montati, non prendersela troppo se vi dicono che non si montano, che di solito succede così. È importantissimo questo.”
Quinto punto, dare sempre tutto.
“C’è prestazione in ogni dettaglio, si può arrivare all’eccellenza, bisogna arrivare all’eccellenza, ma ci vuole tanta dedizione, che vuol dire dare il 100 % di se stessi. Alla fine in Formula 1, più che in altri ambiti lavorativi, bisogna veramente dare tutto quello che si ha, io l’ho fatto, anche se si trattava di un pezzo da 30 grammi, e vi assicuro che poi quello che si riceve indietro come soddisfazione, quando si riesce a fare un lavoro veramente fatto bene, vale tutto lo sforzo che si fa.”