A volte, le teorie del complotto si rivelano fondate. Alcuni distributori di carburante sono stati accusati di aver fatto la cresta sui prezzi.
Il prezzo del carburante nel nostro paese, ma in generale nel mondo e occidentali, non ha fatto che salire per anni finché, durante la crisi Russo-Ucraina, non abbiamo assistito letteralmente ad un salasso nei confronti degli automobilisti con prezzi che non si vedevano dai tempi della crisi di Suez negli anni cinquanta.
Molte persone quando i prezzi hanno cominciato a salire alle stelle si sono chieste se non ci fossero forse delle grandi realtà aziendali che stavano gonfiando i prezzi approfittando di questa situazione, facendo di fatto soldi sulla sofferenza e sulla necessità delle persone di fare il pieno anche di fronte a prezzi così proibitivi. Una domanda che si è fatto anche l’antitrust italiano, un’autorità che vigila sulla legittimità della competizione di libero mercato.
L’accusa lanciata dall’ente che ha condotto diverse indagini su compagnie accusate di fare cartello, ossia di mettersi in accordo tra loro per non abbassare i prezzi oltre un certo livello in modo da poter guadagnare di più togliendo alternative economiche ai clienti, è gravissima e mette in luce come in Italia possano verificarsi vere e proprie speculazioni sui clienti del servizio più usato dagli automobilisti, ovvero il pieno al distributore.
Italiani nel mirino, sei compagnie accusate ufficialmente
L’antitrust a quanto si apprende avrebbe accusato di “cartello” ben sei compagnie operanti nel nostro paese, infliggendo loro una pesante multa per un totale di quasi un miliardo di euro: le sanzioni e le compagnie a cui sono state presentate sono le seguenti. Eni, multata più di tutte con 336 milioni di euro, Q8 – 173 milioni – Ip – 164 milioni – Esso – 129 milioni – Tamoil – 91 milioni – e anche Saras con 44 milioni.
Gonfiavano il prezzo a bella posta: bufera sui distributori e le compagnie italiane del petrolio – www.GP.Kingdom.it
Secondo le informazioni, ottenute anche tramite informatori sotto copertura, le compagnie avrebbero gonfiato a bella posta tra il 2019 ed il 2023 il prezzo dei biocarburanti, salito da 20 a 60 € al metro cubo per l’acquisto in modo completamente artificiale e non certo regolato dal libero mercato. Una pratica scorretta ed anche inquietante che se confermata ci lascerebbe interrogativi pesantissimi su come le compagnie gestiscano l’aumento dei prezzi.
Va ovviamente specificato che le compagnie a cui è stata presentata la multa hanno ancora tempo per una replica: certamente, arriverà un ricorso o quanto meno un comunicato ufficiale per giustificare quanto avvenuto. Alla luce delle informazioni che abbiamo finora però, un enorme dubbio sorge nelle menti degli automobilisti che vanno a fare il pieno al distributore, portandoli a chiedersi se sia giusto pagare così tanto per del carburante per la macchina.