La gioia per aver ritrovato la sua macchina è durata ben poco. Questa scoperta ha lasciato il proprietario semplicemente pietrificato.
A quasi due anni dal furto di una Land Rover Range Rover Sport di sua proprietà, l’imprenditore edile Simone Zanchetto, residente a Jesolo, si trova ancora invischiato in una complicata battaglia legale. La vicenda, iniziata con una truffa online, ha preso una piega inaspettata che mette in luce le fragilità burocratiche e giudiziarie italiane nel recupero e nella restituzione di beni rubati.
Nel 2023, Zanchetto aveva deciso di vendere la sua Range Rover Sport tramite un portale online. La trattativa sembrava conclusa con successo, mediante un pagamento tramite assegno, ma si trattava di un inganno: l’assegno e i documenti presentati dal compratore erano falsi. Dopo la denuncia alla Guardia di Finanza di Jesolo, sono scattate le indagini con il supporto di tecnologie avanzate come il GPS integrato nel veicolo.
Grazie a questo sistema di localizzazione, l’auto è stata prima tracciata nei dintorni di Milano e successivamente ritrovata in una concessionaria vicino a Toledo, in Spagna. La collaborazione tra la Guardia di Finanza italiana e la Guardia Civil spagnola ha permesso di recuperare il veicolo e riportarlo in Italia, restituendolo materialmente a Zanchetto. Tuttavia, la felicità per aver superato in ingegno il ladro usando il dispositivo per il rintracciamento del veicolo è durata ben poco.
La burocrazia fa più danni del ladro
Nonostante il ritorno fisico della Range Rover, la situazione legale resta intricata. L’auto, infatti, risulta ancora intestata a un terzo soggetto, il presunto truffatore, la cui identità è però falsa. Questo dettaglio ha bloccato il passaggio formale della proprietà, impedendo a Zanchetto di ottenere il pieno possesso legale del mezzo.
Con l’assistenza di un legale, l’imprenditore ha avviato la richiesta di annullamento della compravendita fraudolenta presso il Pubblico Registro Automobilistico o PRA, un passaggio obbligato ma spesso lento e macchinoso. Solo dopo questa formalità sarà possibile rivolgersi a un giudice civile per il riconoscimento ufficiale dei diritti di proprietà.
L’iter, oltre a essere oneroso in termini economici, si rivela estremamente complesso e farraginoso, confermando come la burocrazia italiana possa complicare il recupero di beni sottratti con metodi illeciti. Zanchetto ha dichiarato: “Sto investendo tempo e risorse per un’auto che è tornata a me ma che legalmente non posso ancora definire mia”.
La Range Rover non è ancora tornata al suo proprietario, il motivo – www.GP.Kingdom.it
Questa vicenda, che segue a poca distanza dall’episodio mediatico del gesto offensivo rivolto alla Polizia, sottolinea la difficoltà di affrontare efficacemente truffe e frodi nell’era digitale. Le truffe legate alla compravendita di veicoli di lusso, spesso supportate da documenti falsificati, rappresentano un fenomeno in crescita.
L’esperienza di Zanchetto mette in luce anche le lacune dei sistemi di registrazione e controllo dei veicoli, oltre a evidenziare la necessità di una riforma burocratica che snellisca i procedimenti e protegga maggiormente le vittime di frodi. Situazioni simili sono spesso nascoste dietro il mercato nero delle supercar abbandonate, come quelle che emergono da episodi analoghi a Dubai, dove si celano truffe di dimensioni colossali.
La vicenda resta aperta, con l’imprenditore impegnato a recuperare non solo la sua Range Rover, ma anche la certezza di essere il legittimo proprietario di un bene che, per ora, gli sfugge dalle mani in termini formali.