Emergono dai documenti del tribunale nel caso McLaren–Palou i dettagli sul pagamento record effettuato per disputare le Libere 1 di Abu Dhabi 2024: ecco, nell’effettivo, quanto costa correre una FP1 in Formula 1
Partecipare a una sessione di prove libere in Formula 1 è il sogno di molti piloti, ma anche, da quel che è emerso nelle ultime ore, uno dei traguardi più costosi nel mondo del motorsport. Se per i tifosi si tratta di pochi e magari anche anonimi giri prima del vero spettacolo, per i team è un momento cruciale di analisi e sviluppo, e per chi vi accede dall’esterno, un’occasione preziosa per farsi notare.
Tuttavia, quanto costa davvero mettere le mani sul volante di una monoposto di F1 anche solo per un’ora di FP1?
A fornire una risposta (sorprendente) è il caso legale tra Alex Palou e McLaren, che sta portando alla luce diversi retroscena del mondo F1. Tra i documenti depositati in tribunale emergono dettagli su quanto i team richiedano ai piloti non titolari per permettere loro di prendere parte a una sessione ufficiale di prove libere durante un weekend di gara.
Nel pacchetto economico non rientrano soltanto i giri in pista: i piloti che vogliono accedere a un’FP1 devono sostenere test preliminari con vetture precedenti (i cosiddetti TPC, Testing Previous Cars), oltre a ottenere la superlicenza per le prove libere, che richiede almeno 25 punti FIA. Tutto questo, unito alle spese logistiche e tecniche, crea un “pacchetto”, se così può essere chiamato, di preparazione complesso e… costoso. Molto, molto costoso.
Quanto costa correre una FP1 in Formula 1: la risposta “dal tribunale”
Il caso preso in considerazione, in questo caso, è quello del nipponico Ryo Hirakawa, pilota Toyota nel WEC e collaudatore McLaren, che avrebbe versato 3,5 milioni di dollari al team di Woking per prendere parte alle FP1 del Gran Premio di Abu Dhabi 2024, un accordo che comprendeva anche due sessioni di test con vetture più datate. In quella occasione, Hirakawa concluse la sessione al 14° posto, a 1,5 secondi dal tempo di Leclerc e a 1,3 da quello del compagno Norris.
E, nello specifico, i legali di Palou hanno utilizzato questo dettaglio come riferimento per sostenere che i test svolti dallo spagnolo abbiano avuto un valore concreto anche per la McLaren, e che quindi non debbano essere considerati come un “debito” personale. Durante il processo, Zak Brown, CEO della scuderia, ha inoltre rivelato che anche Lando Norris, prima di diventare pilota ufficiale nel 2019, aveva sostenuto parte dei costi per entrare nel team.
Una rivelazione la quale mostra come, dietro la facciata glamour della Formula 1, anche un semplice turno di prove possa nascondere cifre da capogiro. E se per alcuni si tratta di un investimento per il futuro, per altri è la conferma che l’accesso alla massima serie del motorsport rimane un privilegio riservato a pochi – pochissimi, oseremmo dire – e a chi può permetterselo.
Foto: McLaren F1 Team
