Un’informazione che viene troppo spesso nascosta: le case costruttrici hanno inventato un sistema per passarla sempre liscia.
Quando si parla di consumi della vostra automobile, in un mondo dove anche per fare pochi metri il traffico diventa stritolante, facendo si che ogni centilitro di benzina sia fondamentale per arrivare a destinazione, si tocca un tasto molto sensibile per tutti. Da un lato abbiamo le esigenze dei clienti che sperano di poter fare il pieno meno volte possibile nel giro di un mese. Dall’altro, i costruttori che devono convincervi a comprare proprio il loro veicolo, anche a costo di dire “piccole” bugie. Ma aspettate a gridare allo scandalo!
Enti come l’antitrust vigilano con attenzione sul marketing ingannevole, questo è il principale motivo per cui il marchio di automobili X non può andare a dire in giro che la sua nuova vettura Y fa 900 chilometri con una ricarica o un pieno, se poi è falso. Per controllare ulteriormente che le case dicano la verità sui consumi delle loro vetture, esiste un sistema di omologazione predefinito che tutti devono rispettare.
Meglio noto come WTLP, il ciclo Worldwide Harmonized Light Vehicle Test Procedure è una procedura standardizzata usata da tutti i costruttori operanti in Unione Europea durante la quale, in condizioni realistiche, vengono misurate sia l’emissione media di CO2 che il consumo di carburante per chilometro. Senza entrare troppo nel dettaglio, il test dura 30 minuti, si articola su 23 chilometri e prevede quattro fasi in cui l’auto va tra i 46 ed i 131 chilometri orari, simulando quattro diverse velocità.
Consumi auto e il WTLP: perché può sembrare una “fregatura”
L’obiettivo con cui questo nuovo sistema di omologazione è stato introdotto era rendere i consumi reali durante la guida quotidiana più simili possibili a quelli dichiarati dai costruttori. Eppure, stando all’Agenzia Europea dell’Ambiente, case come ad esempio – ma non soltanto – Renault e Dacia possono arrivare anche a mostrare una discrepanza peggiore del 29% rispetto a quanto mostrato dai dati del costruttore. Il “trucco” è presto svelato.

Tanto per cominciare, c’è il già citato traffico che può rendere il consumo per chilometri molto maggiore rispetto a quanto visto in un test condotto in condizioni ottimali. Secondo poi, il dato a cui nessuno pensa è il carico che l’automobile sta portando: è chiaro che un test condotto in un ambiente controllato non terrà conto, per esempio, di un bagagliaio pieno per un viaggio, bambini con sistemi di ritenuta sui sedili posteriori, un carico molto pesante nel caso di un veicolo commerciale e via dicendo.
Da considerare poi anche usura dei componenti e stili di guida diversi, che possono portare l’automobile a consumare molto, molto di più di quanto il costruttore vi ha dichiarato. Insomma, anche qui, dimostrare che ci sia una qualche mala fede del produttore è difficile perché ci sono così tanti fattori da tirare in ballo in una situazione reale che potremmo riempirne una pagina intera. Che i costruttori lo sappiano e ne approfittino per fornire dati allettanti per il compratore o meno, non è qualcosa che possiamo escludere del tutto.