Doppio ritiro per la Ferrari che in Olanda chiude a zero punti, complici i ritiri di Charles Leclerc e Lewis Hamilton.
Una domenica bestiale, nel senso più sofferente del termine stesso, per la Ferrari ed i suoi tifosi. Un ritorno dalle vacanze alquanto gelido e freddo, simile ad una tempesta artica, hanno dilaniato le poche speranze della Rossa e dell’intera compagnia cantante (rese vane dalla dominante McLaren), scomparse con il secondo doppio ritiro di questa stagione tribolata e tormentata, il primo vero dopo la doppia squalifica inflitta ai due piloti in Cina.
La mal digerita Olanda, una pista recentemente tornata in calendario e angusta per la Ferrari sin dalla notte dei tempi non ha di certo regalato fortune alla compagine di Maranello, sfortunata e messa fuori gioco dal giovane ragazzino della Mercedes, Andrea Kimi Antonelli. Nella mareggiata Zandvoort, resa imprevedibile da quelle correnti quasi oceaniche, la Ferrari è naufragata a cominciare dalle prime battute delle prove libere, tanto per capire l’aria e per capire che il podio poteva essere raggiunto soltanto con qualche azzardo e colpo di fortuna.
Un doppio ritiro che pesa e fa del male soprattutto al morale, visto che tra una settimana il Circus sbarcherà a Monza per il Gran Premio d’Italia. Lewis Hamilton, parso piuttosto soddisfatto e leggero nel paddock, ha visto le sue speranze chiudersi contro il muro della sopraelevata nel momento in cui il britannico stava braccando a stretto giro George Russell; poi, una traiettoria troppo larga in una zona di pista resta viscida dalle gocce di pioggia scese a intermittenza ha messo fuori gioco il sette volte campione del mondo.
L’emblema della sfortuna Ferrari sta tutta in questo momento: Hamilton che si ritira provocando l’uscita della Safety Car e Leclerc, appena rientrato ai box cercando l’undercut su Hadjar, beffato e con evidenti segni di nervosismo contro il volante. Segno che se qualcosa può andare male, per la Ferrari, sicuramente ci andrà.
Sprofondo Rosso verrebbe da dire e non si può assolutamente constatarne il contrario. Una sinfonia distorta e caotica, remando nella speranza che la SF-25 possa fare qualcosa di inatteso, un comportamento distante dal suo reale valore labile. Le note buone, quelle incredibili di questa sinfonia distorta, sono pochissime e le suona (in maniera decisa e vecchio stile) Charles Leclerc, l’emozione che dovrebbe guidare e muovere il motore di ogni singolo pilota.
Ne mette in scena due di note pazzesche il monegasco: la prima è un lampo, al primo giro, con un sorpasso ad incrociare George Russell all’uscita della prima sopraelevata, sfruttando un’uscita più veloce e con una conseguente velocità maggiore rispetto alla Mercedes numero 63. Lo schianta lì e prosegue la sua corsa verso il podio fino a quando, per uno scherzo del destino ferrarista, il suo compagno di di squadra gli manda involontariamente in frantumi la strategia.
E’ una rincorsa continua quella di Charles, una sintesi felliniana della sua carriera e di quell’eterna e spasmodica ricerca della costanza, rispetto allo slancio epocale. Le curve di Zandvoort mettono nuovamente di fronte Leclerc e Russell e questa volta il numero 16 in Rosso riporta le lancette della F1 indietro di almeno 40 anni sorpassando in un punto impossibile il classe 98′, all’esterno e con tre ruote e mezzo sulla ghiaia. Sportellate, pezzi che volano in pista e, soprattutto, rabbia.
Quella che Leclerc ha nel sangue, quella che in questa stagione così difficoltosa e complicata sta mettendo in luce il talento smisurato del classe 97′, oltre la macchina e oltre quei limiti che spesso sono gli stessi regolamenti a creare. La gara del monegasco, poi, è finita poco dopo a causa di un entrata troppo ottimistica di Antonelli, impaziente di sorpassare con gomme morbide. Al netto di tutto ciò Charles Leclerc rappresenta quello spiraglio di luce e follia nello sprofondo Rosso di Zandvoort.
Foto: Scuderia Ferrari Gallery