1000 volte MotoGP.

Mille.

Mille gare, mille vittorie, mille podi e mille emozioni: quella della gara numero 1000 è una ricorrenza che la MotoGP vivrà domani, in occasione del Gran Premio di Francia a Le Mans.

Difficile spiegare a parole uno sport così complicato: gli infortuni sono all’ordine del giorno, il fisico a fine carriera è lacerato dalle operazioni e la velocità, più che un rischio, è un limite, poichè tutti vorrebbero andare oltre anche a quei 350 km/h che raggiungono le moderne MotoGP.

Difficile spiegare a parole il carisma universale di Valentino Rossi, il talento di Casey Stoner e Marc Marquez, la tenacia di Jorge Lorenzo e il dominio di Giacomo Agostini, elementi che hanno reso unico questo sport.

Difficile spiegare, però, anche il lato brutto di questo sport. Quello di Jason Dupasquier, di Luis Salom, di Marco Simoncelli (a cui ci sentiamo personalmente di dedicare queste “mille gare”), di Shoya Tomizawa, di Dajiro Kato e tanti altri. Eroi che hanno dato e lasciato la vita nel nome della MotoGP, incontrando un crudele destino che non augureresti nemmeno al tuo peggior nemico.

Difficile spiegare anche la storia di un ragazzo come Dani Pedrosa, che con un talento infinito e 40 operazioni e fratture sulle sue spalle, non è mai riuscito a coronare il suo sogno di diventare campione del mondo in MotoGP.

Ma tutto ciò, messo assieme, crea la MotoGP, una competizione unica al mondo.
E non è certo uno sport per tutti, anzi, ma solo per ragazzi che ogni settimana nel nome della loro passione gettano cuore, corpo e anima a velocità esagerate nel tentativo anche solo di conquistare un punticino in più, e per romantici appassionati che si incollano al divano per ammirarli sfrecciare in una danza a 300 all’ora tra le colline del Mugello o la sabbia del Qatar.

Ma, d’altronde, è proprio tutto questo a renderla così speciale.
Altre MILLE di queste emozioni, MotoGP.

Tanti auguri.

Foto: MotoGP