Quando la F1 arrivò al Sud: il GP di Napoli

di Walter Izzo

Il GP di Napoli è stato, con la sua storia borbonica, una delle tappe che più hanno affascinato nel XX secolo. Il racconto delle origini della pista

C’era una volta il GP di Napoli. Sembra l’inizio di una favola, ed effettivamente tanto lontano non ci andiamo. Uno degli eventi forse più ignoti della storia del motorsport, quasi mai nominato e da molti dimenticato, ha segnato però un’epoca e rappresentato momenti iconici nelle sfide tra i primissimi piloti della storia della F1.

GP di Napoli 1933: il primo vincitore sul layout di Posillipo sarà Gianfranco Comotti, qui in foto, sull’Alfa 8C

Un’epoca talvolta di transizione storica: dalle prime autovetture degli anni ’30 alla nascita delle F1, da una Guerra Mondiale a un’altra, dalla monarchia Borbonica al fascismo e alla Repubblica Italiana. Insomma, il GP di Napoli ha raccontato e ha segnato ere contrastanti tra loro, accomunando però, tra mille diversità, sempre un singolo fattore: lo spirito del pilota e la vittoria.

Le origini del GP di Napoli, o meglio dire del “GP della Principessa del Piemonte”

Ebbene sì. La storia e la tradizione motoristica in Campania, nella città all’epoca più popolata della Penisola, affonda le proprie radici molti anni addietro. Bisogna infatti ricorrere al remoto 1930: il primo circuito che nasce non è affatto un autodromo, e tantomeno un cittadino che tocca solo la città partenopea, bensì un vero e proprio giro del Sud Italia: dalle pendici del Vesuvio si arriva nel basso salernitano, in Irpinia (provincia di Avellino), nel Sannio (provincia di Benevento), sino a toccare città lucane e pugliesi. Un itinerario estenuante, ma dolce antipasto per essere una prima edizione, rappresentando uno dei circuiti più lunghi di sempre, in concorrenza con lo storico circuito abruzzese di Pescara, cui già vi abbiamo narrato.

C’è dunque estremo bisogno di ridurre la lunghezza del tracciato meridionale e soprattutto di dare un nome a quest’evento: nasce la “Coppa del GP della Principessa di Piemonte“, intitolata alla monarca di tradizione borbonica Maria José del Belgio, ultima regina di Napoli e moglie del re Umberto II di Savoia, o Piemonte se preferite. Il primo vincitore, nell’edizione del 1933, sarà Gianfranco Comotti alla guida dell’Alfa Romeo 8C.

GP di Napoli 1935: a vincere è Nino Farina, qui in foto, dopo le battaglie con Tazio Nuvolari

Ma il giorno più atteso è certamente il 1 ottobre 1934: è questo il giorno in cui si organizza la prima vera e propria gara cittadina sul circuito di Posillipo, collina meravigliosa della città di Napoli, e località prediletta da tutti, piloti inclusi, per lo splendido scenario del golfo napoletano ad accompagnare lo svolgimento della gara. Una corsa non banale, poiché tenutasi tra vere e proprie leggende del circus di allora. A gareggiare per la vittoria infatti, sui 4.1 km della pista di Posillipo, sono gli eterni Tazio Nuvolari e Nino Farina.

A vincere dal 1934 al 1939, saranno in sequenza Nuvolari, Farina, Marazza e l’inglese Wakefield. Ma com’era strutturato quindi questo nuovo circuito?

Il circuito di Posillipo: la “seconda Montecarlo” degli anni ’30

4.1 km di bellezza, ricchezza e lusso tra le sontuose strade di Posillipo, zona residenziale più ricca del Sud Italia e della Napoli dell’epoca, narrano la storia del GP di Napoli. E’ qui dove vivono tante celebrità, con ville e palazzi lussuosi, ed è qui che si distende il circuito partenopeo. Caratterizzata da promontori fantastici e scenari mozzafiato sul Vesuvio e le isole del golfo, Posillipo è una vera e propria Montecarlo napoletana.

Ed è proprio sulla scia del più iconico circuito della storia, che nascono le strade cittadine di Posillipo: discese, tornanti, rettilinei e soprattutto muri di palazzi vicinissimi, rendono la pista napoletana una delle sfide più ardue dell’epoca, come testimoniato anche in seguito da Juan Manuel Fangio. Dal Parco Virgiliano a via Manzoni, passando per la temibile “discesa Coroglio”, ricca di tornanti e curve a gomito, è un vero e proprio show tutto in discesa, per poi risalire, tra le strettoie nel bel mezzo di palazzi residenziali, nuovamente verso il Parco.

GP di Napoli, ecco il disegno del circuito di Posillipo, lungo 4.1 km

Dopo la Seconda Guerra Mondiale: nasce il GP di Napoli

Finito il regime fascista, finita la Guerra, finita un’epoca monarchica. L’Italia rinasce tutta d’un pezzo, è una Repubblica, e questo impatta inevitabilmente anche sulla F1: il circus comincia a organizzare le prime vere corse e conseguentemente i primi Campionati, e non più semplici esibizioni tra autovetture. Il primo confronto tra leggende della F1 più vecchia di sempre, arriverà nel 1950: il 27 luglio di quell’anno, attorniati dal calore del sole che splende su Napoli, è sfida tra il leggendario britannico Stirling Moss e l’italiano Franco Cortese.

GP di Posillipo 1950: è sfida iconica tra Stirling Moss e Franco Cortese su Ferrari

Se Moss è però noto a tutti per i suoi successi (16 pole e 16 vittorie) nei primi anni ’50, seppur non avendo mai conquistato il titolo Mondiale di F1, un occhio di riguardo va dato anche a Cortese, poiché anch’egli a suo modo ha scritto la storia: è stato Franco, difatti, il primo pilota assoluto a guidare una Ferrari nella storia, portando in alto il marchio del Cavallino di Enzo Ferrari nel GP di Piacenza del 1947. Chi vinse allora quella gara? Proprio la Ferrari di Cortese, con Moss, favoritissimo alla vigilia e leader per quasi tutto l’evento, andato in ospedale e ritiratosi con due denti rotti, in seguito ad un brutto botto sulla discesa Coroglio.

Il leggendario Stirling Moss al fianco di Lewis Hamilton, qui in foto nel 2014

La gara più celebre: il 1955, la sfida tra Ascari e Behra

La gara svoltasi l’11 maggio 1955 a Posillipo entrò dritta negli archivi storici del circuito partenopeo (qui il video dell’Archivio LUCE). Alla vigilia della gara tenutasi sui 2.96 km della pista cittadina di Posillipo, è il francese Jean Behra il favorito al successo. Gli unici che sembrano poter contrastare il transalpino, alla guida della veloce Maserati 250F, sembrano essere il campionissimo Alberto Ascari e il giovane Luigi Musso, compagno di squadra di Behra. La gara comincia agguerrita tra Ascari leader e Behra attaccato in seconda posizione. Ma, nel mentre dell’inseguimento, il colpo di scena: il francese commette un errore e sbatte contro il muro la propria vettura.

Alberto Ascari nel 1955 in lotta con Jean Behra a Napoli

5 sono i giri di ritardo accumulati da Behra nel tentativo di rimettersi in pista, seppur a gara ormai compromessa. Malgrado i favori del pronostico, tutti verso il francese, a vincere fu dunque uno straordinario Alberto Ascari, due volte Campione del Mondo di F1 (con Ferrari) nel 1952 e 1953, alla guida della Lancia D50. Proprio la monoposto italiana “made in FIAT”, non solo dominò la gara, ma vantava una delle vetture più avanzate a quel tempo, con un motore evoluto e soprattutto l’inserimento per la prima volta di serbatoi laterali.

A seguire il leggendario Alberto, ci sarà Luigi Musso sulla sua Maserati 250F, unico pilota a tenere testa e a non essere doppiato dalla Lancia di Ascari nel corso del GP. Anche Musso, ex pilota Ferrari, ha scritto la storia nel circus, onorando con 1 vittoria e 7 podi la sua avventura in F1 nei primi anni ’50. Sul gradino più basso del podio, nonché primo doppiato del GP partenopeo, l’americano Harry Schell.

La fine del sogno: l’ultima edizione del 1962

Il tema sicurezza, dopo la morte di spettatori e piloti, comincia però a prendere piede in F1. E’ proprio questo il movente che porta a un ridimensionamento del GP di Napoli: il circuito cittadino si “rimpicciolisce”, diminuendo da 4.1 km a 2.6 km la propria lunghezza sul giro. Ciò non basta per attirare una F1, ormai non più fenomeno da esibizione o puramente europeo, ma in via di espansione nel mondo, come testimoniano i primi GP corsi in Argentina e Sudafrica.

Napoli accoglierà allora solo le 1100, 1500 e le Formula 2000, abbandonando l’idea di vedere leggende del circus gareggiare in quel di Posillipo. Gli ultimi leggendari piloti saranno Giancarlo Baghetti e Lorenzo Bandini nel 1961, e il belga Willy Mairesse, ultimo vincitore nel 1962. E’ questo l’ultimo segno lasciato da un pilota sulla pista del golfo, che saluterà così il circus e il mondo dei motori.

Foto: Archivio LUCE Cinecittà, Wikipedia.com, Pinterest

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