Il grande Special One, Josè Mourinho, è a Silverstone: grande show in un’intervista post FP1, tra Triplete e Ferrari
È una leggenda del calcio e dello sport mondiale: Josè Mourinho, ultimo allenatore ad aver fatto vincere la Champions League ad un club italiano, è ospite della Scuderia Ferrari nel box di Silverstone.

Intervistato al termine delle FP1 da Sky Sport F1, Mourinho ha detto: «Sto per finire le vacanze: domani parto per Istanbul e domenica non sarò più qui. Il mio amico Domenicali non è felicissimo, perché mi voleva presente tutti e tre i giorni, ma da domani si torna al lavoro, inizia la stagione.
Sono stato al box Ferrari, ospite della squadra. Amo la Formula 1, è una passione. Hamilton ha già mostrato che qui, a Silverstone, è il padrone di casa. E ogni volta che vengo in pista cerco di capire meglio questo mondo. Parlo con tanti amici che ho qui, per trovare dei parallelismi tra il mio lavoro e quello di un team principal. Ci sono differenze evidenti, certo, ma anche tanti punti in comune: il talento, la pressione, la responsabilità. Questo non cambia, nello sport di alto livello.

C’è poi un momento di grande dolore che stiamo vivendo: lo sport è in lutto per la tragedia che ha colpito Diogo (Jota), un ragazzo straordinario, sfortunatissimo. Aveva lo stesso procuratore e la stessa struttura che ho io. Tutti lo adoravano. Non solo un grande calciatore, ma una persona d’altri tempi: umile, mai in cerca di protagonismo. Lo guadagnava col lavoro e con le vittorie, col Liverpool e con il Portogallo. Tre figli che crescono senza papà, una moglie che era il suo amore da sempre, dei genitori che hanno perso due figli. Una tragedia che forse un giorno capiremo, ma oggi è solo inspiegabile.
Mourinho: “Ferrari come il Real Madrid”
«Parlando di Ferrari, so cosa significa vivere sotto pressione. L’ho fatto da giocatore, da allenatore, e la Ferrari è il Real Madrid della F1: è nata per vincere. Quando non si vince, devi avere la forza di resistere, di credere in te stesso, nel tuo lavoro e nella tua squadra. A Madrid diciamo che “quando entra la maglia bianca, stai già vincendo 1-0”. Ma poi ci sono 90 minuti da giocare. Con Ferrari è lo stesso: quando entri in pista, hai già vinto qualcosa, ma poi ci sono due ore da lottare.
Vestire il rosso Ferrari è un sogno per ogni pilota, ma anche una responsabilità enorme. Leclerc e Hamilton sono grandi, Vasseur e tutta la squadra lavorano duro. Le prove libere? Un po’ come gli ultimi allenamenti prima di una partita: si sente la tensione, si cerca la forma perfetta.

Hamilton qui gioca in casa, storicamente va sempre a podio anche quando non ha la miglior macchina. Ha vinto anche contro ogni pronostico. Conosce la pista come pochi.»
Mourinho: “Manco in Italia? Non credo. Forse per la Champions…”
Poi, un appunto sul calcio: «Mi dite che manco all’Italia? Non lo credo, ma mi fa piacere. Forse manco solo perché nessuno vince più la Champions League… l’ultima l’ho vinta io. Questo è l’unico dramma!»
«Mi chiamano lo Special One? Perché continuo a fare cose che la gente non si aspetta. Vediamo se a Istanbul succede qualcosa…»

Un’ultima parola poi su Christian Chivu, ora allenatore dell’Inter: «Uno dei miei ragazzi, uno dei miei bambini. Ma ora è un uomo, con tanta esperienza. Giocatore straordinario, ora deve dimostrare di essere anche un grande allenatore. Ama l’Inter e l’Inter ama lui. Ha coraggio, personalità, e gli auguro ogni bene. Ma… il triplete no! Quello è mio, solo mio. Può vincere la Champions, lo Scudetto… ma il triplete resta mio. Anche se è all’Inter? Sì, anche. La Champions gliela auguro, il triplete no. Sono un po’ egoista? Assolutamente sì!»
Foto: Scuderia Ferrari, Inter, AS Roma