EDITORIALE – Ferrari ancora una volta subisce aspre critiche, in particolare con Leclerc. Ma, tolta la McLaren, dove si sta meglio di Maranello?
Ancora una volta, Ferrari esce da un Gran Premio tra le critiche: la macchina non funziona, i piloti sbagliano, le strategie sono un flop, e così via, alimentando una narrativa basata più sull’impulsività che sulla razionalità.
Abbiamo dunque aspettato che passassero circa 24 ore prima di esprimere un’opinione (badate bene: un’opinione) che potesse essere basata più sui fatti che sulla rabbia (legittima) del momento.
Innanzitutto: Silverstone è la quinta gara consecutiva in cui Ferrari porta a casa più punti di chiunque altro, eccezion fatta per McLaren. Tradotto in parole povere: Ferrari, in questo momento, è (nei risultati) stabilmente la seconda forza.
E sì, è vero: se hai il Cavallino sul petto, l’unico obiettivo deve essere la vittoria. Ma guardandosi attorno, la situazione non è che sia delle migliori: Mercedes compie per la seconda volta un disastro strategico peggiore anche dei tempi più nefasti della stessa Ferrari. Tra Monaco e Silverstone, gli strateghi di Brackley non ci hanno capito nulla. Zero assoluto.
Andiamo poi in casa Red Bull, dove è ormai chiaro che la RB21 è lì soltanto grazie al talento di Max. Una vettura che, guardando alle seconde guide, oggi sarebbe l’ultima forza. Ultima. Non va meglio in Aston Martin, dove da anni si investono centinaia di milioni e oggi si celebra una P7; oppure in Alpine, dove il caos regna sovrano.
Chi fa eccezione, per l’appunto, è una McLaren imprendibile, imbattibile. Ma ciò non deve togliere meriti a Maranello: costantemente primi nella classifica dei pit-stop, aggiornamenti che hanno funzionato alla perfezione e, come abbiamo detto, secondi soltanto a un’astronave di auto.
Certamente, la SF-25 è nata “sbagliata”, ma il progetto lo si sta raddrizzando — e pure bene — tanto che a Silverstone (prima dell’errore dei piloti in Q3) Ferrari era anche in linea con McLaren, se non avanti in certi momenti.
Non si può però, ogni volta, puntare il dito contro qualcuno e considerarlo colpevole. Questo weekend è Leclerc, il prossimo sarà Vasseur, e quello dopo ancora Hamilton: dopo quasi 20 anni di insuccessi, la frustrazione è comprensibile, ma non deve sfociare in critiche immeritate.
Leclerc ha scelto un assetto estremo ed ha sbagliato. Hamilton ha concluso quarto, dietro alle due McLaren e a un incredibile Hulk. Ma ha sbagliato anche Piastri, ha sbagliato Verstappen, ha fatto un disastro la Mercedes: eppure, come sempre, la croce è su Ferrari. E in questo caso, su Leclerc.
Ciò crea un clima estremamente tossico nel quale è molto difficile lavorare in serenità, complice anche una narrazione giornalistica che non risparmia nessuno. Ma davvero nessuno. Maranello è un cantiere aperto, anche “a causa” dell’arrivo di Lewis Hamilton che con il suo know-how sta cercando di migliorare alcune dinamiche e conoscere l’ambiente italiano (e le sue frasi sulla pausa pranzo sono emblematiche).
Bisogna sempre guardare chi sta davanti. Sempre. E la vittoria ormai manca da troppo. Ma badate bene che, negli ultimi anni, non ci sono poi molti posti migliori di Maranello. Guardarsi attorno, per capire.
Foto: Scuderia Ferrari HP