Dal ritiro al podio di Silverstone: la lunga odissea di Nico Hulkenberg si è chiusa dove nessuno se lo aspettava. Ecco la sua storia fatta di sliding doors, occasioni mancate e talento mai domato.
Il Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone ha visto il trionfo di Lando Norris, ma il vero protagonista di giornata è stato Nico Hulkenberg, che ha conquistato il suo primo podio in Formula 1 dopo 15 anni. Ripercorriamo la sua carriera, tra sfortune e sliding doors.
Nicolas Hulkenberg nasce a Emmerich am Rhein nell’agosto 1987 e si forma lavorando nell’azienda di spedizioni del padre Klaus Dieter. La sua carriera inizia leggermente più tardi degli altri: debutta nei kart a 10 anni, laureandosi campione tedesco a 16. Nel 2005 domina nella Formula BMW tedesca e Willi Weber, suo manager al tempo nonché manager storico dei fratelli Schumacher, lo etichetta come “il prossimo Schumacher” e pronostica un suo approdo in Formula 1 entro il 2008.
Il debutto tarda ad arrivare, ma nel frattempo i risultati continuano ad essere impressionanti: nel 2008 vince la Formula 3 europea battendo, tra gli altri, Daniel Ricciardo e Jules Bianchi; nel 2009 domina da rookie la GP2 (oggi Formula 2) così come Lewis Hamilton e Nico Rosberg prima di lui, battendo Petrov, Grosjean, Maldonado, Perez e Kobayashi.
Nel frattempo, nel 2007 compie dei test con la Williams, girando più veloce del pilota titolare Kazuki Nakajima e venendo ingaggiato come test driver. Dovrà aspettare il 2010 per un sedile da titolare, ma nonostante la modesta vettura, impiegherà soltanto tre gare per entrare in Q3 e andare a punti e 18 per la sua prima pole position in Brasile, non a caso in condizioni meteo simili a quelle viste ieri a Silverstone. Era la prima volta che una Williams partiva davanti a tutti dal 2005, ma nonostante le ottime prestazioni la squadra lo appieda a fine anno in favore del più ricco Maldonado.
La sua carriera in Formula 1 conosce già un primo momento no, ma il talento di Hulkenberg non passa inosservato e la Force India lo ingaggia come riserva per il 2011, promuovendolo a pilota titolare nel 2012, dove raccoglie il suo miglior risultato di sempre in Belgio arrivando quarto. Partito undicesimo, riesce a risalire addirittura in seconda posizione approfittando di un incidente davanti, ma non riesce a tenere dietro i più veloci Vettel e Raikkonen e deve rinunciare al suo primo podio.
In Brasile, nuovamente sotto la pioggia, Hulkenberg si trova al comando con 45 secondi di vantaggio sul terzo posto prima che entri in pista la safety car. A 16 giri dalla fine, mentre è in lotta con Hamilton per la vittoria, perde il posteriore della sua vettura, costringendo la McLaren del britannico al ritiro e ricevendo una penalità che lo relega in quinta posizione. Nel 2019, in un’intervista ad Autosport, ammetterà che il suo cuore “sanguina riguardando la gara”.
Nel 2013 passa in Sauber, che ha chiuso la stagione precedente appena sopra alla Force India. Anni dopo, però, arriverà una dichiarazione shock. Nel 2020 Ross Brawn, al tempo team principal della Mercedes, rivela che il tedesco era la seconda scelta della squadra per il 2013 se Hamilton non avesse accettato. Qui c’era in gioco ben più di un podio. A Monza si qualifica in una straordinaria terza posizione, ma in gara deve arrendersi alle più veloci Ferrari di Massa e Alonso. Si consola parzialmente in Corea, dove conquista un ottimo quarto posto dando battaglia allo stesso Alonso e a Hamilton.
Tornato in Force India nel 2014, accumula costantemente ottimi piazzamenti a punti e travolge il compagno Sergio Perez, vedendolo però andare a podio in Bahrain mentre lui rimane ancora a secco. Nel 2015 le prestazioni della vettura peggiorano e nella prima parte di stagione fatica persino ad arrivare a punti. Alcuni importanti aggiornamenti migliorano la situazione e in una gara pazza in Ungheria è quarto alle spalle del podio prima che il collasso della sua ala anteriore lo spedisca nelle barriere.
In Russia, un incidente con Ericsson gli nega un’altra occasione da podio: Perez, partito alle sue spalle, chiude nuovamente terzo. La sfortuna in Formula 1 viene però messa da parte dal successo alla 24 ore di Le Mans con Porsche, che gli regala la sua prima vittoria e il suo primo podio dal 2009. Era dal 1991 che un pilota attivo in Formula 1 non vinceva la classica francese.
Tornando al Circus, lo stesso copione si ripete nel 2016. A Monaco Hulkenberg parte quinto davanti a Perez, lotta per il podio ma rimane bloccato nel traffico e termina sesto mentre il messicano è terzo. A Baku la Force India si dimostra più che competitiva, con Perez che si qualifica in prima fila e termina ancora terzo dopo una penalità in griglia. Per l’ennesima volta, però, Hulkenberg non riesce ad approfittarne: un errore in qualifica lo relega fuori dalla top 10 e in gara non va oltre il nono posto.
Ha un’altra chance in Austria: scattato dalla prima fila, ma una partenza rivedibile gli fa perdere posizioni prima che un problema ai freni lo costringa al ritiro. A Spa-Francorchamps, un altro circuito veloce che si sposa alla perfezione con la sua Force India, è secondo dopo il primo giro, ma Ricciardo e Hamilton sono più veloci e deve dire addio nuovamente alla top 3. Poco dopo, durante l’ennesima gara bagnata in Brasile, si trova in quarta posizione non lontano dal podio quando fora una gomma a causa di alcuni detriti in pista, chiudendo settimo.
Per il 2017 Hulkenberg cambia colori, passando dalla Force India (quarta forza nel 2016) alla Renault (nona). Il cambio di regolamento e un grande pacchetto di aggiornamenti a metà stagione portano la scuderia francese ad essere la migliore degli altri alle spalle di Mercedes, Ferrari e Red Bull. Dopo una sfilza di arrivi a punti, nel caos sotto la pioggia a Singapore il tedesco si trova in terza posizione e il podio sembra più vicino che mai, prima che una perdita di olio lo costringa al ritiro, facendolo diventare il pilota con il maggior numero di gare disputate senza un podio.
Nel 2018 la Renault e Hulkenberg si confermano “best of the rest”, ma il gap nei confronti dei top team si è allargato talmente tanto che il podio non è mai stato a portata di mano. Nel 2019 la Renault perde competitività, ma nella gara di casa a Hockenheim il tedesco è in seconda posizione sotto la pioggia, prima di perdere grip e finire nelle barriere in curva 16, dove altri piloti sono usciti di pista e hanno criticato il tipo di asfalto.
A metà stagione, la Renault annuncia che sostituirà Hulkenberg con Ocon per il 2020, in una trattativa che probabilmente vede in gioco anche la volontà del team di avere un pilota francese in squadra assieme a Ricciardo. A fine anno, quindi, termina momentaneamente la sua carriera in Formula 1. Nel 2020, però, la Racing Point (ex Force India) lo ingaggia per sostituire Perez, positivo al Covid, a Silverstone. Hulkenberg si qualifica in terza posizione dietro alle inarrivabili Mercedes, ma il degrado gomme è troppo elevato per resistere e chiude settimo.
Ciononostante, le sue performance convincono il team (ora ribattezzato Aston Martin) a metterlo sotto contratto come riserva per il 2021 e 2022, anno in cui disputa due gare al posto di Sebastian Vettel. Nel 2023, poi, arriva la chiamata della Haas, ottava forza l’anno precedente, che vuole il tedesco come pilota titolare. Alla terza gara a Melbourne, Hulkenberg approfitta del caos nelle fasi finali e si trova quarto a un giro dalla fine, con una penalità che incombe sul terzo classificato Sainz. La bandiera rossa, però, ripristina le posizioni precedenti e la sua Haas è solo settima al traguardo.
In qualifica in Canada sotto la pioggia, Hulkenberg si prende la prima fila ma viene penalizzato per un’infrazione in regime di bandiera rossa e parte quinto, chiudendo solamente 15esimo dopo una strategia sfortunata e mancanza di passo. A fine anno, nonostante la reiterata mancanza di podi, il tedesco si classifica davanti al compagno Magnussen, battendolo sia in qualifica che in gara nonostante essere stato senza un sedile da titolare per tre anni.
Confermato dalla Haas per il 2024, nell’ultima gara ad Abu Dhabi Hulkenberg si qualifica in quarta posizione davanti al campione del mondo Max Verstappen, ma è costretto a partire settimo per una penalità e perde l’occasione di lottare per il podio, dato che Piastri (qualificato davanti a lui) verrà coinvolto in un incidente.
Per il 2025, Hulkenberg lascia la Haas per tornare in Sauber, che nel 2024 aveva conquistato solamente 4 punti. La vettura si conferma difficile da guidare, ma il tedesco inanella una serie di rimonte in gara che lo portano settimo in Australia, quinto in Spagna e ottavo in Canada.
Infine, Silverstone. Partito ultimo in griglia, Hulkenberg indovina la strategia e si trova a ridosso del podio, recupera terreno su Stroll e si mette in terza posizione. Dietro di lui, però, a meno di un secondo, c’è la Ferrari di Lewis Hamilton, che non ne vuole sapere di perdere la striscia di 11 podi consecutivi a casa sua. Il tedesco mantiene il sangue freddo e, complice un finale non perfetto da parte di Hamilton, conquista il suo primo podio in Formula 1 dopo 15 anni e il primo per la Sauber dal 2012. Mai mollare, la vita prima o poi ti ripagherà: Hulkenberg ce lo ha ricordato.
Foto: F1.com, Sky Sports, The Race, Nico Hulkenberg su X